Ai piedi di un grande vecchio

Poc ma bon

Il quadro: “Ai piedi di un grande vecchio”, acrilico su tela, cm 100×100.

Quando ero più giovane, perfino giovanissimo, mi sembrava di avere delle idee interessanti da suggerire per migliorare la condizione umana. Le avevo sulla formazione, sul sistema sociale, sull’organizzazione del lavoro, sui problemi sociali e sui modi efficaci per trasformare il mondo.

Ora che ho la mia bella età, mi aggiro tra le mie cose consapevole della circostanza che il mondo è troppo complesso per la mia piccola zucca. E mi affretto a confessare l’inadeguatezza del mio cervello a rivedere le bucce alla società.

Resta però forte il desiderio di contribuire, in qualche modo. Perché sono stato abituato a pensare che questo è uno degli aspetti che danno un senso a un’esistenza.

Negli ultimi anni sono stato condotto a certe conclusioni (provvisorie, ovviamente).

La prima è sconcertante rispetto al mio passato: che il mio contributo alla vita poteva utilmente cominciare dalla mia propria esistenza. Potevo più facilmente essere io quel miglioramento di qualità che desideravo nel mondo.

La seconda è che, se non sono capace di dare contributi in termini di politica, progetti sociali, verità e giustizia, posso abbastanza agevolmente immettere nel mondo un po’ di bellezza con la mia pittura.

Devo riconoscere che queste due ipotesi di lavoro hanno portato un po’ di serenità nella mia inquietudine di fondo. Attorno a queste due indicazioni di lavoro si è creato un mio mondo relativamente significativo, uno spazio dove respiro meglio, dove attecchisce la speranza e una non so quale sorprendente fiducia di vedere giorni più luminosi e gioiosi, e dove attecchiscono relazioni e amicizie gentili, stimolanti, nutritive.

Mi sembra di assomigliare un po’ ad Alessandro, che è uno di questi giovani bionieri che hanno scelto di fare i contadini più per la qualità della vita che per conquistare un posto imponente sul mercato. Abita qui vicino e ho parlato con lui diverse volte. La sua azienda ha un nome che mi è sempre piaciuto: “Poc ma bon”.

E così coltivo con cura il mio piccolo orto nella speranza che vengano fuori ortaggi e frutti buoni per la mia alimentazione e per la piccola cerchia di persone con cui sono in contatto.

Categorie: Eugenio Guarini