Vita d’artista è sempre una figata!

Vita d’artista è sempre una figata!


Vita d’artista? È il sogno della libertà, del non essere troppo dipendente dalla necessità di lavorare per guadagnare. Perché il lavoro in questo senso è schiavitù. L’ozio è il poter disporre del proprio tempo. Il che può voler dire limitare un po’ i propri bisogni, sottrarsi un po’ all’euforia dello shopping e riprendere in mano, almeno in una certa misura, la gestione dei propri bisogni.


Ma soprattutto individuare ciò che vale davvero per noi e darci dentro. Perché lì vale la pena. Perché lì il lavoro non esiste: esiste la gioiosa e appassionante operosità. Io sono pigro, amo sentirmi bene, star bene, fare le cose in maniera piacevole.


E allora nasce una storia. La storia della tua avventura. E puoi cercare di inventartela come fosse un film. Una storia che è anche ricerca di se stesso, esplorazione dell’essere. Voglio dire di ciò che c’è e di altre modalità di essere. Con tutto il rispetto per il mistero, ma anche con l’audacia del gioco infantile. Consapevoli della grande ignoranza, ma proprio per questo impegnati ad inventare scoprire.


E di entrare in questo modo nel grande minestrone del mondo. Portandoci il proprio sapore e scegliendo e prendendo gli stimoli e i nutrienti in base alla propria mappa mentale. Perché, alla fine dei conti, tutto quanto è parte della vita. E la vita è interconnessione attiva globale, reciproca fecondazione, incontro condivisione. Flessibilità, resilienza, creatività. Vitalità è questo. E volere una vita d’artista vuol dire proprio questo.


Da due anni e mezzo faccio dei servizi giornalistici su ciò che sta capitando nelle campagne, nelle colline, nelle valli alpine. Fantastico! Una parte importante della cultura del rinnovamento e della transizione passa da quelle parti, ne sono convinto. Ci sono in giro culture della Transizione, teorie di progettazione integrata come la Permacultura, ipotesi operative di agricoltura che promuovono in maniera stimolante l’imitazione dei modelli operativi naturali e che si affiancano del tutto naturalmente ai grandi studi per il rinnovamento della cultura del lavoro che abbiamo letto e studiato nei decenni passati, prima che la crisi inibisse il discorso sul rinnovamento della cultura del lavoro.


L’obiettivo è quello di sempre: una vita felice e sensata. Gli stimoli culturali si rinnovano. Il discorso e la riflessione si alimentano incessantemente. Ci vuole il solito ottimismo impegnato, sfuggire alla trappola dell’eccesso di critica e di polemica che ammoscia la creatività e la proposta. Immaginare, sognare, proporre, sperimentare, evolvere. Insomma essere vivi davvero. Basta zombi, basta vampiri. Artisti, creativi, propositivi. Stop musi lunghi, visi tristi. Sorridere, accogliere tutto come opportunità, scoprire nell’esistente e in ciò che accade, il germe di possibilità nuove e migliori. E tutto questo senza stress. Gioiosamente.


Un abbraccio da Eugenio


P. S. Se vuoi leggere una specie di sintesi della mia esperienza di due anni e mezzo di Passeggiate nel Canavese, puoi scaricare il file “Bionieri del Canavese“, qui, nell’area download del mio sito.

Categorie: Eugenio Guarini