Piccoli segnali

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titolo del quadro: E’ te che voglio. (acrilico su tela cm 100 x 100)


Piccoli segnali.


Sì, ad Agosto saranno nove anni di questa avventura.
Una decisione coraggiosa, vincendo scrupoli e paure il 13 agosto del 97.
La via dell’arte. Un salto nel buio, ma con l’entusiasmo e la fiducia di un bambino folle.
Da subito, la vita trasformata da routine ad avventura.
Il gusto dell’avventura è sempre stato una motivazione forte per i miei cambiamenti. In buona sostanza, ho sempre seguito i miei  sogni d’avventura.
Mi piace l’idea di una vita come un romanzo, con diversi capitoli.
La mia concezione dell’essere come oceano da navigare si presta alla circostanza.
L’esplorazione dell’essere è molto più ricca della scalata dei vertici aziendali.


Un bottino di esperienza umana accumulata. Digerita solo in parte. Masticando lentamente, ogni giorno, gli eventi, col chiaro proposito di nutrirmi di vita per crescere nella vita.
La gioia di vivere, il gusto per la vita, è stato un altro aspetto del motore che mi ha sostenuto in questo viaggio.


Ci sono piccoli segnali che uno avverte quando un capitolo sta per chiudersi. Quando ci si avvicina al momento in cui ne deve cominciare un altro. O, semplicemente, può cominciare.
Mi sembra di avvertirli.


Alcuni vengono dal bosco.
Questi nove anni sono stati in gran parte anni di ritiro, di lavoro in solitudine, di meditazione, di lavoro sull’anima. Molti amici, molta comunicazione, ma tutta sui discorsi dell’anima, sul coraggio di cambiare, sulla bellezza del cambiamento e sul dolore e le pene del cambiare.
Discorsi privati, discorsi intimi. Gli unici discorsi che nella mia situazione – un’avventura tutta esistenziale – mi venivano sinceri, erano alla mia portata.


So che questo ritiro mi ha liberato dalle maglie strette della ragione economica che governa il discorso pubblico. Mi ha consentito di uscire dalle maglie strette del discorso politico, che soffoca per incapacità di uscire dalla logica della polemica. Mi ha dato il via libera per ignorare il chiacchiericcio dei mass media, che filtrano in ogni angolo del nostro spazio vitale.
Paradossalmente, questo ritiro mi ha messo in contatto con esigenze più profonde del nostro tempo: vivere facendo quello che si ama e nel modo in cui si ama farlo, una ricerca diffusa di spiritualità che sfondi la crosta satura di fatti, di dati di fatto, che costituisce la nostra rappresentazione del mondo e della vita.


Il bosco è stato il culmine di questa ricerca interiore. Il luogo in cui la ricerca interiore di spiritualità e libertà creativa si saldava meglio, in maniera più sensibile e fisica, con la natura e con le esigenze del corpo. La vita mentale e il lavoro manuale, immaginazione e braccia, si saldavano in maniera inedita.
Il bosco ha inibito, perfino, per un certo tempo, il desiderio di dipingere e di scrivere – due desideri portanti di questo capitolo della mia vita.
Il bosco ha dato un vigore a questo corpo che da anni non conoscevo.
Il bosco ha gettato una sorta di ombra fresca sulle attività nate nel mio studio, nel mio pensatoio. Ha rinnovato e conferito nuovi orizzonti alla mia voglia di azione.


Piccoli segnali che avverto all’interno.
Che infiltrano suggestioni di rinnovamento.


È possibile che le ultime pagine di un capitolo, mentre portano a compimento il costrutto di questo segmento di vita, mettano in luce le premesse per un nuovo capitolo.
Già l’idea ha quel gusto particolare che riconosco come idea che rinnova.


SEGNALAZIONE
L’amica Anna Maria Palma segnala un’iniziativa dal titolo interessantissimo: Crea il lavoro che ami. Vocazione e carriera. Con Rick Jarow. A Firenze, il 21 giugno una conferenza e il 24/25 giugno un workshop. Puoi scaricare il manifesto nell’area download del mio sito: clicca qui.

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