Colpe, limiti e cazzate.

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Colpe, limiti e cazzate!


Sono stato ai funerali di una mia parente. Una donna che ha dato la sua vita agli altri. Ci sono andato a digiuno e il mio senso di colpa – quello che ti prende quando muore una persona nel cerchio delle relazioni familiari – era al massimo. La cerimonia era toccante. Lei era diventata una santa. E noi tutti ci sentivamo colpevoli di non averla amata abbastanza e mezzi santi perché provavamo questi sensi di colpa. Io, in particolare, sentivo di essere la pecora nera della famiglia. Sapete…


Questo mi succedeva. Mentre tutti quelli che venivano a parlare al microfono (un po’ all’americana) ricordavano le sue virtù, a me venivano in mente le parolacce che dicevamo insieme. Nelle nostre discussioni io le rimproveravo (da saccente presuntuoso) di voler amare le persone – i suoi allievi soprattutto – più di quanto queste potessero sopportare. Ma a dire le parolacce ci ritrovavamo nella stessa barca. E lei mi lasciava fare la mia parte.


Poi – durante tutta la cerimonia – pensavo che io sono stato mille volte stupido e orgoglioso e presuntuoso. Ma che cazzate! Le cose mi sono diventate più chiare quando, dopo la cerimonia, sono rientrato a casa e ho mangiato le polpette avanzate di ieri sera, con le tagliatelle riscaldate e ho bevuto i miei bicchieri di vino. Diciamo, a pancia piena…


Pensavo: ognuno di noi ha la sua strada, il suo romanzo. È importante lasciare aperta agli altri la strada, non chiudergliela. Io a lei, come lei a me. E queste storie dei funerali, anche e soprattutto quando sono taccanti, va anche guardata da una certa distanza. Noi siamo individui che con tutti i loro difetti, con tutti i loro limiti, con tutte le cazzate che hanno fatto e le colpe che sono riusciti ad accumulare, beh, siamo ancora capaci di fare cose belle e buone. E questo è quel che conta.


È un po’ come il passare da qui a lì, di cui vado cianciando.
Passare da qui a lì.
Non lasciamo che i nostri sbagli errori e le nostre colpe ci frenino, ci blocchino. Siamo di carne, di terra. Non angeli. E se facciamo il gioco degli angeli e meglio farli da gente che fa la cacca.


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Il quadro: Colpe, limiti e cazzate.

Eugenio Guarini
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