I regali degli incontri

Ogni cosa è incastrata nelle altre. Ogni pensiero è connesso a una rete. Questo consente di procedere per libere associazioni. Le libere associazioni non sono a caso,  c’è sempre una ragione che le sottende. A posteriori lo si può vedere, a priori non è dato.   Questa intelligenza nascosta può essere un potente alleato. Questo è il mio assunto.

Tale strategia funziona bene anche negli incontri casuali. Una volta che l’incontro è avvenuto, il caso non esiste più. Esiste un’opportunità di apprendimento.

Ieri ho incontrato casualmente Paula Cooper (in una rivista femminile).  Non parlo della criminale statunitense che porta lo stesso nome e che, condannata all’esecuzione capitale, nel maggio dell’anno scorso si è suicidata. Parlo di Paula Cooper, l’immensa gallerista che all’inizio dell’anno ha festeggiato i cinquant’anni di attività. Quando aveva 17 anni, a Parigi, tra gallerie e musei, aveva deciso che la sua vita sarebbe stata un lavoro con gli artisti, ma viventi. Mi piace questa donna. La sua Galleria ha una pagina Facebook e mi sono iscritto. Le ho dedicato anche un paio di disegni.

Due motivi me la rendono apprezzabile: uno, ha la mia stessa età e una grande vitalità. Il secondo è che rappresenta il tipo di gallerista che vorrei avere per amico. Chissà, un giorno…

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Sulla stessa rivista, qualche pagina più avanti, ho incontrato Charlotte Rampling, la splendida attrice dallo sguardo ipnotico, che, con l’aiuto di Christophe Bataille, ha scritto un libro autobiografico (“Io, Charlotte Rampling). E io adoro le biografie. Ma questo incontro è stato una pietra di guado per incontrare il pensiero di una regista italiana particolarmente brava, Alina Marazzi. Infatti Charlotte ha recitato nel film di Alina “Tutto parla di te”, che tratta il tema della maternità, nei suoi lati oscuri e problematici. Ho sentito una sua intervista su YouTube. Parlando di Milano, Alina lamenta il dominio della cultura dell’efficienza, dell’economia, che non lascia spazio a quella cultura del perdere tempo che consente lo sviluppo del gusto artistico,

Con Paula Cooper Alina ha in comune l’idea (l’ideale) di un luogo d’arte dove le arti si contaminino a vicenda, che attiri gente e consenta l’esperienza estetica di una socializzazione che si nutre di diversità, di molteplicità di stimoli, di vitalità non irregimentata…

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Okei, i tempi sono cambiati. Non sono più gli anni Sessanta, non è più la Chelsea di quel tempo …”All’epoca avevamo come vicini un locale sadomaso, e c’erano sempre un sacco di brutti personaggi qui intorno. Il parco era pieno di travestiti e prostitute, ma aveva una bella umanità. Ora è tutto più piacevole, ma si è stati ghettizzati dai benestanti. Un po’ come il mondo dell’arte, omologato, dove ognuno veste la stessa cosa”.

Okei, il mondo è cambiato, ma l’arte non ha sempre trovato il modo di sfuggire alle trappole dell’omologazione soporifera?

 

Categorie: Eugenio Guarini