Casale

Casale

Nel romanzo “Due di due” di Andrea De Carlo, che ho letto recentemente, su consiglio di Chantal e Giorgio, uno dei due protagonisti, Mario, dopo un’adolescenza e una giovinezza esplorativa, infarcita di idealismi astratti, com’è stata tutta un’epoca della nostra storia, e trascinato dall’audacia ribelle dell’altro protagonista, Guido, dopo questo periodo esplorativo caratterizzato da un rifiuto della città (Milano), si decide per  la campagna, a una vita che oggi chiameremo da “bioniere”, con la creazione di un universo sano, fatto di lavoro a contatto con la terra, relativamente autosufficiente rispetto alla città e al mercato.

Il luogo dove Mario realizza, con la sua compagna Martina, questo progetto è una località chiamata Due case, nel territorio di Gubbio in Umbria.

Riguardando ora, dopo questa lettura, il quadro che qui allego e che ho intitolato “Casale”, mi vengono in mente le “due case” di Mario, che fanno riaffiorare i temi vitali che incrocio regolarmente da quattro, cinque anni, nelle mie Passeggiate in Canavese.

“Casale” è il luogo di una possibile alternativa allo stress e all’inquinamento della modernità industriale e cittadina, alla tirannia della finanza, della burocrazia, della corruzione politica. Il luogo di una ricerca di salute fisica e mentale, luogo per riprendere il cammino dell’evoluzione su basi nuove e rigenerate.

Casale è il luogo da cui guardare nuovamente a se stessi, alla propria capacità costruttiva, alla rigenerazione delle energie e al rinnovamento del mondo. Come se non fosse possibile assumersi la responsabilità del futuro senza sottrarsi almeno temporaneamente dall’inquinamento del mondo attuale. Inquinamento che non è solo fatto di suolo intriso di prodotti chimici, di alimenti a rischio e di aria irrespirabile. Ma è fatta di uno stile di vita dove domina lo stress, il rancore, l’aggressività, la competizione estrema e la mortificazione continua delle esigenze del corpo e dell’anima, sacrificate al consumismo e al denaro.

Casale è dunque il bisogno di ritrovare una sorta di verginità sana, una passionalità gioiosa, un’operosità costruttiva, un’arte del vivere dove la gioia e la bellezza siano di casa.

Categorie: Eugenio Guarini