Cultura e Natura, nuovo patto

nella foto: Azalea


Natura e cultura


Gli amici che frequento in questo periodo hanno tutti a che fare con la terra. Agricoltori biologici. Partecipare ai loro discorsi, mentre si cena insieme è veramente stimolante. Le categorie di pensiero che si sono depositate nella mente da tempo vengono tutte rimescolate e rimesse in discussione. C’è vitalità in questo dibattere.


Mi attirano molto coloro che vogliono tenere insieme la ricerca scientifica con il ritorno a certe tradizioni e soprattutto con un atteggiamento di rispetto per la natura. In queste discussioni ci si rende conto risulta difficile precisare cosa sia naturale e cosa non lo sia. Per alcuni “naturale” implica un atteggiamento non aggressivo alla terra, fino al limite della non intrusione. Per altri la stessa realtà artificiale (materiali, macchinari, strumenti…) va vista come “il lavoro intelligente dell’uomo che consente alla natura di esprimere le sue immense potenzialità”.


Questa versione mi sollecita molto, perché invita a vedere il lavoro dell’uomo, la scienza e la tecnica, in armonia attiva con la natura, invece che contrapporle come rivali.


Ci sono state epoche in cui una visione religiosa della natura ha inibito la volontà di sapere e di trasformare  (e quindi di migliorare le proprie condizioni) da parte dell’uomo. Sono stati secoli di miseria e di fame, anche se alcune anime elette ne hanno tratto ricchezze spirituali indubitabili. È stato necessario dissacrare la natura, sezionare i morti, provocare la materia per uscire fuori da quella prigione ideologica e liberare la ricerca, la produzione, la medicina…. Ma poi ne è venuto fuori un atteggiamento aggressivo prepotente che ha coinvolto non solo la Terra, ma anche il corpo dell’uomo e, attraverso il corpo, l’anima, la mente, la visione, il desiderio, lo stile di vita…


Forse, più che ritornare a una visione religiosa della terra è opportuno reinterpretare il rapporto tra lavoro intelligente e natura sulla base di una sinergia secondo cui il lavoro, mentre soddisfa i bisogni e i desideri dell’uomo, realizza anche le potenzialità della natura oltre i limiti che da sola non riuscirebbe a superare. Sarebbe come dire che la natura esprime il suo potenziale nascosto proprio grazie al lavoro dell’uomo. E la natura da tenere d’occhio per prima non è la terra o le piante o gli animali, ma proprio la natura dell’uomo.

Categorie: Eugenio Guarini