storie d’amore
“La donna avvolta” è il titolo del quadro allegato (acrilico su tela cm 100 x 100)
Le storie d’amore
Nessuno da queste parti sa niente di serio sulle storie d’amore.
Sotto un cielo che pugnala le illusioni con sorprendenti effetti metallici, la gente continua a fare le stesse cose e a dirle – ripetendo cliché che fanno muffa da tutti gli angoli.
Si potrebbe sostenere, con il coraggio che può dare un paio di bicchieri di lambrusco, che il discorso d’amore, oggi, non è altro che una sequela di citazioni noiose.
Sugli effetti collaterali del sesso ci sono intere biblioteche che rotolano lungo i marciapiedi delle periferie. Ma anche sulle interpretazioni spirituali dei movimenti umorali e delle sollecitazioni ormonali, la fioraia dell’angolo è informata né più né meno del professore universitario che abita nell’attico.
Il nostro eroe e la nostra eroina – incappati nella eccitante vicenda dell’amore – non sanno veramente che pesci pigliare dopo che è avvenuto quello che doveva avvenire.
Nel momento in cui cominciano a riflettere e tentano di dare una cornice linguistica a quello che è successo e che succede – e soprattutto a quello che dovrà succedere – si scavano la fossa con le loro stesse parole.
Come se il linguaggio dominasse il loro destino. Un linguaggio già detto e codificato. Un linguaggio cornuto. Un linguaggio figlio di puttana.
Inutilmente hanno creduto di aver ritrovato l’innocenza quando hanno allungato la mano per la prima volta, sospinti dal vento del desiderio. E’ nel momento in cui incominciano a parlare che si “trombano” davvero.
L’esito finale è scontato. E il discorso non aggiunge valore a quello che i loro corpi hanno consumato.
E quindi (!) il punto è quello di sfuggire alla necessità di parlare per inerzia. E cercare piuttosto parole nuove, indifferenti alla letteratura, meglio se ignoranti.
Parole che accompagnino la sensazione di innocenza che la natura dona quando ci s’innamora. E che coltivino la freschezza di un’esperienza di cui si conosce nulla, anche se si è detto tutto.
Perché se c’è un luogo dove è assolutamente d’obbligo inventare poesia per rimanere nella corrente della vita, è proprio questo.
Categorie: Eugenio Guarini