Sensualità come risorsa

Sapendoti parlare è il secondo quadro che ho dipinto nel giorno dell’ Otto Marzo. I quadri monocromatici di questi giorni mi hanno indotto a interrogarmi sulla fonte delle mie energie, indubbiamente connessa alla donna e alla natura…


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Sensualità come risorsa


E così sono ritornato nelle campagne. Questa volta attorno a Mercenasco. Aria fresca e sole tagliente. Un gran silenzio intorno.


Seguo volentieri questo richiamo alla solitudine nella campagna, o nella montagna, o al lago, al mare… E’ l’altra metà del mio respiro vitale.


Ma cosa cerco? E cosa trovo?


Una sorta di contatto emotivo con una forza interiore. L’esperienza di un allineamento con la vita. La prossimità emozionante a una fonte di libera energia… cose di questo genere.


È misterioso. Non ho – e preferisco non avere – vocaboli definitivi per questo. Preferisco non incorniciarlo in una definizione. Mi basta il fatto. La sorpresa del fatto. Il mistero del fatto. Gli effetti del fatto.


So che è qualcosa di sensuale. Quel silenzio e quel respiro della natura risvegliano una forte, distesa, intensa sensualità dentro di me.


Sono a contatto con qualcosa di femminile.


E sono consapevole di avere della natura una percezione fortemente orientata al femminile. Le montagne sono curve e seni, le valli evocano fessure fertili e umide. Il lago è femmina ai miei occhi e anche il fiume che avvolge e porta.


La natura e la donna sono strettamente imparentate nel mio immaginario. E le donne che dipingo sono natura che prende coscienza e trova il modo di esprimere un certo sentire di sé. E anche le donne che incontro, raramente le vedo inserite nel contesto della vita sociale. Mi riportano piuttosto a un rapporto con la natura che è la cifra fondamentale della mia sensualità.


E anche il mio pensiero si è fatto femminile per aderire agli spazi sensibili della natura. Non è pensiero prodotto e voluto, ma accolto, ricevuto. Che io cerco di esprimere dandogli vesti di parole che nascono nel crogiolo della mia spontaneità erotica.


E anche il mio progettare è al femminile, per libere associazioni e salti quantici. E così i modi dell’eseguire, che sono come massaggi alle cose, come carezze che inducono le cose a danzare per me.


Come femminile è la mia passione per l’espressione.
Qui so che devo fare come la falena che gira attorno alla lampadina: non troppo distante, non troppo vicino. Per sentire il calore forte, ma non restarne bruciato.


Una sensualità che in qualche modo declina in maniera diversa anche il suo rapporto con la sessualità. Se il sesso tende a scaricare la tensione, la mia sensualità espressiva mira a caricare l’intenzione, offrendo energia e opere che si prolunghino oltre il presente.


Ed è a questo punto che emerge – come da un lungo percorso al femminile – l’istinto maschio a fecondare l’universo con quello che esce dalle mie mani.


Vado fuori, nei campi o sui monti, per cercare questo, credo. Che è una buona metà del mio respiro vitale.

Categorie: Eugenio Guarini