Il mondo delle formiche

Capisco è l’ultimo quadro fatto per la mostra di Rivarolo. Da domani visibile nelle salette di piazza Litisetto.


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Il mondo delle formiche


Cammino alla volta di Sant’Elisabetta e all’improvviso, mi viene in mente quando, da bambino, ho scoperto il mondo delle formiche.


Mi ero sdraiato a terra, dopo aver corso nel campo con i miei compagni di  gioco. E mi è venuto di guardare sotto il trifoglio. Improvvisamente ho realizzato che, tra i fili d’erba, c’era un mondo intero che si muoveva e faceva, paragonabile in tutto a quello, ignaro, in cui muovevamo i nostri passi da in piedi.


E così nacque in me la teoria degli strati dell’essere. Mondi diversi, ognuno compiuto nella sua scala, si rinchiudono uno nell’altro… e io guardavo – ancora guardo – come una formichina, agli spazi immensi dei cieli e delle stelle, aspettandomi che, prima o poi, qualche gigante si sdrai e metta gli occhi sotto le nostre nuvole…


Una scoperta lo fu. Non nel senso di aver trovato la soluzione dell’enigma. Piuttosto fu la scoperta dell’enigma stesso. Un enigma che continua a stranire la mia mente e lascia senza parole l’immaginazione.


È la scoperta che la nostra vita ordinata e ben visibile si sviluppa all’interno di un contesto misterioso. La scoperta che la consapevolezza di cui sono dotato è un cono di luce così limitato! Eppur capace di avvertire i propri limiti!


So che il nostro concetto di divino si appiglia a sensazioni come questa, nel tentativo di costruire qualcosa di pensabile – che però si sbriciola immediatamente nelle nostre mani.


Rimane, tuttavia, l’emozione di essere stati vicini al mistero, di averlo quasi toccato, per un  istante…


Emozione che – curiosamente – mi viene da paragonare a quella di quando hai messo le mani, per la prima volta, sotto le vesti di una ragazza.


E il paragone sconcerta me per primo, se, senza soluzione di continuità, mi fa oscillare, in maniera così spregiudicata, tra le rive del divino e quelle del grembo della donna.

Categorie: Eugenio Guarini