L’uovo o la gallina?

Diramazioni fertili è l’ultimo in ordine di tempo. Un metro per un metro, acrilico su tela. In esso so di dire il lavoro della mente che cerca di penetrare nell’esistente per dare al desiderio la possibilità di insinuarsi e fecondare il mondo.


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L’uovo o la gallina?


Quando dipingono, alcuni sanno già cosa vogliono dire. Altri ricercano, proprio dipingendo, ciò che viene detto – o che si dice – attraverso di loro.


È interessante l’ipotesi che una mente inconscia parli attraverso i nostri gesti o le nostre parole, quando si riesca a immaginare che ciò che vien detto ci possa rivelare – almeno un po’ – a noi stessi.


Allora andiamo incontro alle nostre creazioni con un’emozione particolare: come se sperassimo di vedere uscire dalle nostre mani il volto rivelato di chi e cosa siamo.


Perché su ciò che siamo e su ciò che facciamo si stende sempre un velo di ambiguità, una coltre di nebbioso non saputo. Che è sfida, richiamo e smarrimento tutto insieme.


E, ad esser sincero, mi rendo conto che le cose che faccio o che mi metto a fare – e anche le cose che penso o mi metto a pensare – sono spesso un alibi per il desiderio di fare o di pensare qualcosa.


Curiosa situazione, in cui non si conosce cosa si vuole, ma lo si vuole appassionatamente.

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