Il piacere della scrittura

Il quadro: Albero delle idee. Questo è l’albero dei creativi. I creativi nel quotidiano, che è la dimensione più condivisa della realtà. Anche sul terreno del quotidiano nascono vigorosi alberi delle idee. Vi ricorriamo nelle circostanze più diverse. E se non sono sotto casa, sappiamo dove andarli a trovare. Nell’area attrezzata dei Chiappili di sopra, o al Caffè Sogno d’Estate in fondo al borgo…
Se lo vuoi nella tua stanza di lavoro, scrivimi.


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Il piacere della scrittura


Scrivere mi piace moltissimo. Spesso qualcuno degli amici della rete mi rivela di condividere questa passione, o questa pratica. Lo trovo bello. Ma ora vi confesso qualcosa che mi riguarda come scrittore.


C’è dentro di me una parte che ama atteggiarsi a intellettuale dell’ultra avanguardia. È un tipo curioso: pensa di essere originalissimo anche quando ricopia senza rendersene conto alcuni modelli che ha conosciuto o di persona o nelle sue letture.
Questo Guarini intellettuale è terribilmente esigente con se stesso. Le parole e le espressioni che gli vengono in bocca da sole non vanno mai bene, appartengono sempre a un linguaggio oggettivo, riflesso del potere della tradizione, residuo dei Grandi Maestri del Pensiero. Lui aspira invece a tirare fuori dal nulla espressioni assolutamente inedite, sguardi assolutamente propri e non mastica volentieri i bocconi con la saliva degli altri. Rivendica questa originalità espressiva come parte della sua impresa personalissima: un’impresa zen indipendente e anarchica.


Da quando l’ho isolato e lo tengo d’occhio mi fa un po’ ridere, ma lo lascio fare, perché delle volte è divertente.


Ma c’è anche un altro Guarini scrittore. Più che divertente è divertito. E non si cura affatto se quello che gli esce dalla bocca è già stato detto o è originale. Per lui l’importante è afferrare i pensieri che profumano di giovinezza come si catturerebbero con le mani i pesci nella corrente.
Capita perfino che quando li afferra – i pensieri – e gli piacciono non li capisca neanche fino in fondo. Ma li ripone nel paniere e si rende conto del loro significato solo quando li rilegge più tardi.


Questo Guarini è davvero capace di meraviglia.
È un bambino che vede la vita per la prima volta. Non farebbe che esclamare: Ah…! Oh…! E resterebbe con la bocca aperta e gli occhi sbarrati.
Inutile dirlo. Questo secondo Guarini mi piace di più e il suo divertimento si trasferisce facilmente anche a me, che a questo punto non so più che Guarini sono.


Poi c’è un terzo Guarini che progetta la sua impresa scrivendo. Sì, hai capito bene: pretende di dirigere la sua avventura scrivendo in continuazione. Questo è capace di mettersi al computer alle 6 del mattino e di andare avanti per tutta la giornata a forza di domande e risposte, così come vengono, direi per associazione libera. Poi stampa tutto e si mette seduto al tavolo sul balcone e rilegge la lunga relazione, cerchiando in pennarello colorato le decisioni che emergono dalla lettura.
Questa, da un punto di vista logico, è la cosa più assurda che il Guarini possa pretendere. Rasenta la follia paranoie della presunzione. Eppure – sembra assolutamente incredibile, e anch’io ci credo poco a volte! – succede che mentre scrive è come se le idee si chiarissero e le risposte – sempre un po’ approssimative – alle domande sono sufficienti a indicare una direzione di marcia e a ispirare telefonate, colloqui, decisioni, impegni, insomma cose da fare e fare le cose.


È probabile che, lavorando da solo, questo Guarini senta il bisogno di trasformarsi in una sorta di consiglio di amministrazione al completo, dando la parola a ognuno che vuol parlare e cercando di fare di questo colloquio qualcosa di interessante, stimolante e collaborativo, fino a raggiungere con tutto il tempo necessario una decisione che sia una decisione promettente.


Beh, per folle che sia questa pratica, devo confessare che mi piace infinitamente. Lì ce la metto proprio tutta a stare dietro la corrente intrecciata dei pensieri e a condurre la discussione in porto.
È lì che l’espressione leader di se stesso mi appare particolarmente appropriata per quel che mi riguarda.


Ora che mi sono confessato mi sento più leggero.
E mi viene da considerare che, in fondo, l’impresa zen non si affida tanto alle pratiche consolidate del management scientifico e razionale. L’impresa zen cerca sempre la gioia, il divertimento, la creatività, il piacere di esprimersi nella spontaneità, nella sincerità, con la fiducia che se cerchi per prima cosa il Regno dei Cieli tutto il resto ti verrà dato!


E a tanto non ero ancora arrivato!


Notizia
L’amico Gabriele, che condivide la vocazione al viaggiare, ha scritto un pezzo brillante e suggestivo sul suo viaggio a Essaouria, Marocco. Ve lo segnalo:
http://www.sagarana.net/rivista/numero32/sabato.html.

Categorie: Eugenio Guarini