Quando cala la notte
A Premeno, sopra Verbania, sul Lago Maggiore.
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Quando cala la notte, all’improvviso.
Nella foto sono qui all’inaugurazione de l’eloge de l’ombre di Tania e Margherita. C’è un sindaco intelligente ed ospitale, c’è il pianoforte a coda. Ci saranno le parole di Tania, di Margherita, degli altri. C’è molta gente. C’è una folla di pensieri nella mia testa.
Adesso, abbi un po’ di pazienza e ascoltami. Ho desiderio di farteli sapere.
Nel viaggio di ritorno – c’era con me Paola in macchina – tutto bene, si è chiacchierato di sordi, di lingua dei segni, di sostegno, di metodologie e via discorrendo, ed eravamo ormai già dopo Strambino, vicino a San Giorgio, insomma: quasi a casa.
Da Premeno, una volta trovata Verbania, in un salto sei a Gravellona Toce e poi prendi l’autostrada ed è come scivolare lungo una rotaia. Puoi parlare, senza preoccupazioni, senza dover leggere cartelli, e anche il traffico, piuttosto scarso, ti aiuta a essere altrove…
Mi stai ascoltando, vero? Eravamo quasi a casa. Io alla guida del mio ranch della Peugeot – l’auto che da 5 anni mi accompagna in tante parti del Nord, portando me e i mie quadri in locali, alberghi, piazze di varie geografie.
Eccomi, arrivo al punto: eravamo già dopo Scarmagno, verso l’area di sosta attrezzata, a pochi chilometri da San Giorgio, dove esco sempre, e regolarmente dico: finalmente a casa, dove semplicemente essere.
Eravamo lì. Paola ed io si stava parlando della medicina alternativa e del dottor Hammer, e cose del genere… ed ecco che, all’improvviso, arriva un’onda che mi attraversa il corpo. Comincia dal basso e sale. La sento sfrigolarmi le mani, i polpastrelli fibrillano un istante e la luce si attenua, come con le lampadine graduabili. La luce si attenua e cala come la notte sullo scenario, insomma non vedo più – è un istante – vedo nero…
Mi rendo conto. Dico a Paola: mi sta capitando qualcosa! Sto attento a non fare mosse brusche con il volante, stacco il piede dall’acceleratore e cerco di accostare, ma senza movimenti bruschi, tutto in un istante: l’istante in cui cala la notte.
È un istante, perché appena ho finito la frase, la luce ritorna. E tutto è di nuovo normale, tutto come prima, tranne una certa preoccupazione che mi abita. Cosa poteva capitare? Cosa potrebbe accadere se…?
Accosto nella piazzola e scendo dall’auto. Faccio due passi per prudenza. Ma omai tutto è già passato. Paola, molto calma, m’invita a non avere fretta. Mi vuol far mangiare dei biscotti, ma io non ne ho voglia. Rifiuto.
Poi si riparte. E si arriva a casa.
Cos’è stato?
Per me è la prima volta.
Ne parlo, una volta a casa, con amici, con parenti. La parola che ritorna è “calo di pressione”, probabilmente per calore.
Definirla è la cosa meno importante per me. Ciò che mi colpisce, che attira la mia attenzione è che è la prima volta che mi succede. Dunque?
Dunque può avvenire che il corpo mi manchi. Anche all’improvviso, senza avvertimenti. E questo cos’è? La vecchiaia? È così che si annuncia la vecchiaia?
La mia carta d’identità mi dice che gli anni ci sono. Ma io, come mi sento? Certo, non più come qualche tempo fa, l’anno scorso per esempio, o due anni fa… Meno energie, più debolezza, ma… nei momenti di forza, in certi momenti buoni, ancora gli stessi sogni, ancora la stessa voglia di fare, di creare, di avventurarmi…
Ora si aggiunge questo. All’improvviso, mentre guido, può capitare che … cali la notte.
Beh, sarà tutto fisiologico, sarà tutto come deve essere. Che la vita vada come deve andare. Io sono pronto ad accettare, solo vorrei conoscere. Solo vorrei inventare questa mia età altra che chiamano vecchiaia, e non scivolare per inezia in certe immagini che ho in archivio e che rappresentano la vecchiaia in una maniera che non mi piace affatto.
L’idea mi ritorna in mente da tempo. Inventare la mia vecchiaia. E mi prende, mi affascina perfino.
Inventare la mia vecchiaia.
Mi hai capito?
Lo so che mi vuoi bene e che , magari, non ti fa piacere che usi, per me, questo termine. Tu mi vedi giovane – nello spirito. E forse non vuoi… Ma credo che sia giunto il momento, per me, di farlo: inventare la mia vecchiaia. E parlare di questo, di questa mia avventura.
Categorie: Eugenio Guarini