Albero fecondo
Titolo del quadro allegato: L’albero fecondo
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L’albero fecondo.
Una splendida giornata.
Oggi è l’estate che conosciamo da sempre. Straordinariamente luminosa e con un orizzonte che non finisce più. E io ho già dimenticato l’incidente di percorso di sabato, e mi ritrovo con una miniera in corpo. E capisco meglio dove mi porta la spinta che mi abita.
Io sono ossessionato dall’espressione. Io vedo il mondo sotto forma di espressione. L’espressione è qualcosa che ha una sua storia segreta e profonda che merita cura e attenzione, è un’avventura che ci conquistiamo gradualmente, lavorando su di noi, lottando anche, e indovinando intelligentemente le forze su cui contare.
Ha un percorso di profondità.
Diciamolo in questo modo: è come se tra il nucleo profondo dove radicano le radici dell’io e la buccia della pelle ci sia uno spazio denso ed esteso da percorrere e attraversare, affinché la sorgente trovi una strada, si dia una forma, rappresenti se stessa in qualcosa di visibile, che possa funzionare da segnale, da segno, da parola.
E questo stesso processo, uscendo dalla pelle, si faccia energia e forza costruttiva, capace di dare forma alla materia, di mettere al mondo, di realizzare qualcosa.
Ed è come se solo costruendo Qualcosa tu ti realizzi come Qualcuno. Perché questo qualcosa è come l’immagine di te nello specchio del mondo: l’espressione, la rappresentazione del seme che tu sei.
Ognuno ha il suo talento. Soprattutto, ognuno ha il suo richiamo. Ed è la cura che mettiamo nella ricerca di ciò che siamo, e del modo di coltivarlo e farlo crescere e fruttificare, che sostanzia la nostra storia. Quello, io penso, è il filo rosso che consente la narrazione di noi stessi.
Io ho trovato un’immagine ingenua e innocente di questo pensiero in un quadro che ho fatto quasi 5 anni fa e che ho considerato per molto tempo una sorta di autoritratto. È l’albero fecondo che allego a questa newsletter. Nella sua semplicità, consente anche a me di mettere a fuoco ciò che considero la mia vocazione più profonda. Qualcosa che giustifica un’esistenza.
Categorie: Eugenio Guarini