Rappresentare un’idea

Nello schizzo: freccia di penetrazione.


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Rappresentare un’idea


Certo che le cose sono cambiate molto.


Quando ero studente c’erano i sistemi filosofici e le ideologie. Dovevi scegliere da che parte impegnarti – o se rimanere nel limbo – ma, la visione del mondo era molto semplificata. E, naturalmente, piuttosto approssimativa. Oggi farebbe sorridere.


Col tempo, un po’ tutti abbiamo capito quello che i romanzieri sapevano già allora: che la vita reale non si lascia rinchiudere nelle ideologie e nei sistemi. E che, piuttosto che aggrapparsi ad un sistema di pensiero, conviene mantenere la capacità di pensare, arrancando.
E questo non è cinismo né relativismo privo di passione.
Al contrario.
L’avventura del vivere appare nei suoi termini più crudi e… affascinanti. Perché bisogna sempre rischiare a immaginare, a tentare, a fare. E il cuore ha la sua fiammella per rischiarare i passi.


E ognuno di noi vive una storia molto particolare ed è – nello stesso tempo – emblema e simbolo di un’idea.


Dicevo: pensare. Più che ideologie, idee.


Posso continuare a chiamare così la cosa di cui voglio parlare.
Ma l’immagine che ho allegato mi è indispensabile.
Guardala. Le ho affibbiato un nome: freccia di penetrazione. A partire da qui, nasce una catena di concetti. Dal sesso alla conquista del mercato.
Torniamo indietro. Prima della parola e del concetto espresso in parole.


Quando uno dipinge non crea semplicemente un oggetto bello. Né fa soltanto un  volto di donna – o una freccia di penetrazione. Quello che fa è qualcosa che può essere espresso così: rappresenta un’idea che lo abita.


Questa “freccia” rappresenta un’idea che mi abita.
È qualcosa di divino, di misterioso, di inafferrabile, ma anche tanto concreto: energia pura che pulsa dentro il corpo e spinge la mente a partorire pensieri. E spinge i miei gesti quotidiani, nell’arco delle 24 ore. Roba piuttosto impastata di carne e di sangue. Non concetti astratti.


Ecco ciò che mi affascina di questi scarabocchi sulla carta. La loro capacità di rappresentare – almeno per oggi – l’idea che ti abita. E di alimentarla, per farle spazio in mezzo alla carne fino a muovere le mani e le gambe nella direzione sentita dal cuore.


E che diavolo! Il mondo e gli eventi si debbono allineare ai gesti di un direttore d’orchestra!

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