Un quadro in cui abitare

La foto: Terra, pioggia e sole.


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Un quadro in cui abitare.


Questa settimana di pioggia deve aver risvegliato il grembo della Terra. Il sole ha fatto il resto. Ma anche i sogni degli uomini sono esplosi in fiore. Le donne hanno forse guardato i colori del tramonto con occhio di desiderio.
Ho lavorato, ogni giorno, ore e ore – tanto sudore benevolo – al mio bosco. È come dipingere il tuo quadro ma sulla terra, tagliando i tronchi, ripulendo dai rovi, costruendo sedili e tavoli. Non sai rispondere con sicurezza alla domanda: perché lo fai? Ma il fatto che una volta lì tu continui a trafficare con le cose e che basti uno sguardo per promuovere i nuovi passi, beh, questo fa impressione, e sembra significativo.


Il lavoro delle mani dà soddisfazioni immediate e, in questo, sembra sorpassare il lavoro delle chiacchiere. Le cose succedono, entrano nell’essere, man mano che ci traffichi addosso.
Il mondo cambia mentre ti muovi e da questo tu capisci che il tuo muoverti sulla Terra produce risultati. Puoi constatare gli effetti. È bello. È un’esperienza istruttiva.


E, a un certo punto, ho realizzato la cosa. Bello! Veramente speciale.
Lo devo ricordare? Un quadro lo fai bello per metterlo nella tua abitazione. Il bosco è come un quadro. Lo fai bello, ma ci vai tu ad abitare dentro. Questo ho capito. E ho capito che ciò coronava il sogno di tanti anni: plasmare l’ambiente in cui vivo e penso e faccio, perché sia simile alla punta della mia anima.


Il pezzo di bosco che ho bonificato è pieno di tasso barbasso.
Medicinali sono i fiori e le foglie che, fin dall’antichità, venivano usati nella cura dei raffreddori di petto, delle irritazioni dei bronchi, della tosse catarrale, del catarro polmonare, delle irritazioni del tubo digerente.


Non cambierà, diceva la canzone. E lo ripeteva in maniera suadente. E parlava dello stivale dei maiali che affonda nel fango. Gli fa male vedere un uomo come un animale. Non cambierà, continuava a ripetere.
Ma poi: Sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Si può sperare che il mondo torni a quote più normali. Che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittatura.


Viviamo strani giorni.


Qualcosa è tornato. Qualcosa che ho conosciuto nel passato. Qualcosa di piacevole. Qualcosa tipo vie en rose.


Sì qualcosa doveva andare storto. Qualcosa mi doveva richiamare alla consapevolezza. È forse il caso di fare scelte nuove. Forse è bene ritrovare un livello più autentico di decisione.


Era qualcosa di vivace quello che sentivo nel bosco. Ho creato cavalletti e tavoli per il grande pinnacolo e anche la Sala del Trono. Ho ripreso in mano i progetti della Sala del Trono. Era l’area più trascurata del mio parco boschivo. Da mesi.


È dunque così che qualche intelligenza dentro di noi ci guida a fare quello che era già deciso nella radice dei nostri sogni?


Ciò mi sorprende – me, così razionalista, così ragionatore… – però mi inocula una certa speranza. Un potermi affidare a un’intelligenza superiore a quella di cui sono generalmente consapevole.


Pensavo, nel bosco, mentre adeguavo il ritmo del lavoro alle richieste del corpo: se vai lento non ti perdi metà della vita. E scopri la bellezza delle cose, che anche le cose che popolano la tua giornata hanno un’anima e che la lentezza consente loro di offriti il loro dono compiutamente…


PS. Pensieri dal bosco puoi trovare qui, affiancati a immagini di dettagli e documentazioni.

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