Una finestra

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Una finestra

A Henny piaceva l’azzurro di Grecia. L’aveva visto in un locale di una città del nord e se n’era innamorata. Non si era data pace finché la sua casa non aveva incorporato quel colore.
L’azzurro di Grecia la portava in un orizzonte più grande della vita. La faceva uscire, quasi d’incanto, dal recinto ormai angusto della sua dimora e della sua situazione.
Henny aveva riconosciuto in quell’azzurro non solo un segnale di ciò che desiderava, ma anche una strada da percorrere, una sorta di sacramento che realizzava ciò che era nell’intenzione.
Henny si era chiamata Giovanna, prima. Ma ora aveva cambiato nome. Il cambiamento di nome era come se fosse arrivata alla consapevolezza della sua anima. D’ora in poi sarebbe stata quello che prima soltanto sonnecchiava.

La incontrai in un locale del Nord Est, dove esponevo. Si parlava con molta immediatezza. Henny apprezzava la mia pittura. Mi diceva che c’era qualcosa che le ricordava il suo azzurro di Grecia.
A un certo punto, si fece più seria, come se davanti ai suoi occhi sfilassero pensieri e immagini che l’accompagnavano da tempo e che facevano corpo con la sua stessa storia.

– Cosa credi? – mi disse, fissandomi negli occhi – Credi che per il fatto di vedere una persona tu la conosci? Credi che per il fatto di osservare alcuni suoi comportamenti, tu sai chi è?

Sapevo a cosa alludeva. E lei lo capiva. Una persona è un mistero. Anche quando ti gira per casa, anche quando la frequenti da tempo. Non puoi rinchiuderla in una definizione. Non puoi incorniciarla. Perché la perdi.

– Una finestra! – disse.

– Una finestra? – chiesi.

– La chiamo la buccia del mondo…

– La buccia del mondo…?

– Quello che vedi è la buccia. Una persona la incontri se incontri la sua anima. Si dice così in quasi tutte le lingue…

– Incontrare l’anima di un altro…

– Questo è possibile se la buccia del mondo diventa una finestra. Può succedere.

Mi rendevo conto del significato della metafora che Henny stava mettendo in campo.
Sapevo che la buccia del mondo poteva nascondere e impedire l’incontro. Oppure poteva diventare una finestra per accedere e accogliere l’anima di un altro.

– E anche la vita intera è così – soggiunse – La vita ci viene incontro con la buccia del mondo. Possiamo vedere solo la buccia. E ragionarci sopra. E accrescere l’archivio delle nostre opinioni. Possiamo perfino creare i nostri progetti restando in questa prospettiva. Possiamo definire i nostri obiettivi, in questo modo. E possiamo far la figura di gente esperta, di gente che sa. Ma, se ci rendiamo conto che si tratta di una buccia… se ci rendiamo conto che non sappiamo, che le nostre opinioni si stagliano sull’oceano della nostra ignoranza, allora…

– Allora?

– Allora è possibile che ci apriamo ad un altro tipo di conoscenza. Un accogliere l’anima dell’altro nella stessa misura in cui siamo consapevoli di non sapere.

Henny amava l’azzurro di Grecia.
Era un segnale di quel che desiderava nel profondo.
Ma anche un veicolo perché ci potesse andare.
L’azzurro di Grecia era per lei come una finestra. Trasformava la buccia del mondo in una finestra che consentiva di accedere all’anima delle cose…

Eugenio Guarini
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