Ragazzina!

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Ragazzina!


Sai, quando ti lasci andare?
Voglio dire, dopo pranzo, con i piedi distesi sulla sedia, la sigaretta in bocca, e il primo sole dopo tanti giorni di pioggia. Quello stare lì, in ascolto delle voci della vita. E la mente vaga senza costrizioni. Senza nessuno cui dover dire qualcosa. Qualcuno che tu sai che si aspetta da te qualcosa…


E ti sembra tutto una specie di sogno. E forse lo è. E ti sembra strano che tu sia al mondo. Voglio dire, semplicemente, che tu ci sia. Che ci sia qualcosa di visibile e che ci sia tu che dici: io. Che ti sembra perfino di non esserci, e che ci sia solo quello che appare nello spettacolo. E che tu, semplicemente, ti domandi: che è?


E compaiono, nel sonoro del film, quelle domande di cui non afferri neanche appieno il significato, del tipo: ma chi sono? E che succede?


La meraviglia, e basta. Lo stupore. E anche un senso struggente di melanconia. Come se tu, semplicemente, facessi solo capolino in quella cosa che chiamiamo vita. E ti ostini lo stesso a parlare e a provarci. A provarci nel dire: io sono questo e faccio quest’altro. E cerchi di raggrumarti in qualcosa che sia una cosa. In modo da poter dire: ci sono, esisto e so che cosa sta capitando.


Sai? Quando vedi questi ragazzi, per la strada, o a scuola, o al corso per la ricerca attiva del lavoro, o anche al negozio d’abbigliamento, o dal giornalaio, o al distributore di cassette… Insomma, li vedi, e, come se tu fossi già navigato, che conoscessi quello che c’è da conoscere, pensi: sono ragazzini!


Beh, lì, dopo pranzo, con i piedi sulla sedia e la sigaretta in bocca, beh, non ti senti un po’ così, in modo che anche di te – quale che sia la tua età adulta – dici: sono un ragazzino, sono una ragazzina. Solo una ragazzina.


Ci si aspetta qualcosa, vero?
Tutto è grazia. Nel senso che ho le mani, ho le gambe, e anche quelle cose che chiamiamo talenti. So dipingere, so scrivere, parlare, ora imparo a suonare. Voglio proprio imparare a suonare. È troppo bello. Tu dici, è successo questo, io sono vivo, ho le mani, le gambe, il cuore che batte, ho sentimenti, e guardo questo spettacolo. E tutto questo non l’ho mica fatto io. È tutto una specie di dono, come dicono quelli che sanno parlare: tutto è Grazia. È tutto gratis.
E, nello stesso tempo, ci si aspetta qualcosa. Qualcosa avverrà? Qualcosa deve avvenire.


Una ragazzina. Si muove, è perfino mossa. Portata. Ha appena gli occhi per guardare e intravedere. E sente. E ci sono cose che vibrano e immagini, e film, e desideri. E tutto fluisce come in una corrente in cui non hai tempo abbastanza e risorse per vedere fino in fondo, o anche un po’ più in là.


E tutto ti commuove. E senti la gioia, la meraviglia e anche una struggente melanconia.
È quello il momento in cui sai di non sapere niente. Ma la forza della vita è una corrente irresistibile. E tu, io, ci sentiamo come abbandonati, portati. E ci lasciamo portare dove sia.
Che già tutto questo è stato bello. Che tutto questo è bello.
 


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Il quadro: Ragazzina.

Eugenio Guarini
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