Danzare il cambiamento

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Danzare il cambiamento.


Il cambiamento ci divora.


Ma non è la paura il sentimento più profondo e intrigante che proviamo per la fluida mobilità d’ogni cosa. La verità è che noi bramiamo cavalcare e danzare il mutamento. Perché questa fluidità ci consente un sogno che abbiamo da sempre: fare della nostra vita un romanzo, con tanti capitoli, in ognuno dei quali si esprime un pezzo di noi e dei nostri talenti. E quando si volta pagina, quando si comincia un nuovo capitolo, ci mordiamo le unghie per aver esitato tanto a lasciare, a scoprire quegli stati d’animo che ti consentono di navigare con la vela al vento.


Certo, ad ogni cambiamento, che innesca le nostre energie più giovani, siamo anche impegnati a disegnare la trama di continuità della nostra esistenza. Anzi, è proprio questa continuità dell’avventura che rende i cambiamenti delle avventure piene di fascino. Tanto più oggi che si cambia lavoro con sempre maggiore facilità e che anche le relazioni d’amore hanno durata limitata.


La linea di continuità della rotta ha la sua radice nella crescita umana di noi come persone. Il mutare degli impieghi e delle aziende riconduce al primato della nostra esistenza come persone. Anche se alcune aziende cercano di diventare la nostra famiglia o la nostra chiesa, noi stiamo ritornando a noi stessi – dopo un paio di secoli d’appartenenza. Allora, le esperienze lavorative diventano per noi esperienze di crescita umana, molto al di là delle competenze professionali. Ed è questa la nostra forza. Perché abbiamo imparato a rispettare, a sostenere, ad amare. C’è sempre qualcosa che vale di più degli obiettivi aziendali e delle esigenze di bilancio. E ora lo sappiamo con chiarezza. Sappiamo affrontare le sfide e le contraddizioni senza stringere il culo, come un tempo.


Il processo sta galoppando. Io credo che nei corsi di formazione e di sviluppo questa logica s’impone da sola, magari tra le righe delle fotocopie, e tra le affermazioni dei formatori. Non si forma più per quest’azienda o quest’altra, non si forma più per questa mansione. Nella formazione la vera forza trainante, la motivazione che esplode da ogni tematica, è lo sviluppo personale. E nemmeno più in via subordinata ai compiti aziendali, ma per sé, perché è un valore in sé che andiamo riconoscendo sempre più chiaramente.
A volte si è licenziati (le ristrutturazioni…), a volte ci si licenzia. Ma in ogni cambiamento, nelle pause, nei vuoti che stanno tra un lavoro e l’altro, si fa strada la domanda che ci riguarda, quella che ci sollecita veramente. Ed è una domanda che concerne il senso della nostra avventura esistenziale. Riguarda la nostra grandezza umana.


C’è questo nel cuore di chi cerca un lavoro di cui innamorarsi – anche se oscuramente. Nella realtà c’è un uomo o una donna che vogliono diventare capaci di amare. Troppe mezze cartucce in circolazione. Troppi mezzi uomini e mezze donne. Non è sufficiente sedere sulla grande poltrona per essere un uomo o una donna veri. Anzi, a volte…


Ma l’ondata cresce.
E se il cambiamento rischia di divorarci, esso ci offre anche la possibilità di accedere ad una stabilità maggiore e migliore. Ne abbiamo una brama infinita.


Arie intriganti nelle tue orecchie? Sono le ali del cambiamento. E’ un tempo buono per diventare persone.


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Eugenio Guarini
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