Fioritura autunnale

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Non sono seduto e in attesa come un pescatore. Benché lentamente, mi muovo, con l’intenzione di andare incontro agli indizi. Ma, in qualche modo, anche questo è un modo di pescare. Di pescare più che costruire. Perché gli eventi buoni e gli indizi arrivano. Se sei vigile te ne accorgi e ti dai da fare. Il costruttore agisce in maniera diversa: mette lui, mattone su mattone, il materiale con cui costruisce l’edificio, secondo un progetto. Non è che la categoria della costruzione non valga per la mia avventura. E anche quella del disegno, del progetto. Ma la sua riuscita è più opera di pesca e di raccolta. E di fiducia negli eventi, nella vita. Secondo molti è un atteggiamento irrazionale. Secondo altri – io sono tra questi – è l’atteggiamento più razionale che si possa esprimere visto lo scenario in cui la nostra avventura si snoda.

cammino-da-percorrere

È un po’ che ho intrapreso un viaggio, che seguo un percorso. Un percorso non del tutto tracciato in anticipo. Un cammino che mi piace esplorare e decidere di volta in volta. Un cammino in cui, dunque, si fanno delle scelte periodicamente. E le mie scelte sono il frutto di un chimismo di pancia, in base al quale ciò che mi rende felice, ciò che mi fa stare bene, ciò che mi carica e alimenta il fuoco è la cosa giusta da fare. Mentre ciò che mi lascia insoddisfatto o disgustato, va lasciato da parte.

È più avventuroso, sorprendente e mi piace essere sorpreso e meravigliato. Piuttosto che eseguire un progetto già perfettamente definito.

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Qualche tempo fa ho avvertito alcuni segnali d’invecchiamento. Doloretti artritici alla spalla e al braccio, stanchezza precoce, male di schiena, incertezza nelle gambe… Mi sono chiesto se non fosse giunto il momento in cui la discesa comincia. Mi sono chiesto se non fosse il caso di prepararmi, di adattarmi, di accettare le circostanze.

Ho fatto una sorta di prova generale.

Diventavo sempre più mogio e triste.

Poi, una notte ho fatto un sogno.

Ero tra amici e familiari che mi stavano aiutando a una sorta di eutanasia. Erano tutti gentili con me. Mi attendevano in una grande sala per compiere il gesto definitivo. Forse era un’iniezione. Forse era una pastiglia. Non so. Io entravo dentro questa stanza, guardavo i loro volti, ed ero rassegnato a compiere il passo decisivo.

La finestra della stanza era aperta, spalancata.

A un certo punto, quando già vedevo le persone che mi accudivano incominciare a muoversi per compiere il rito, a un certo punto, senza che io lo preparassi con alcuno pensiero, ho sentito una spinta irresistibile dentro il corpo. Il mio corpo vecchio e stanco riceveva una scossa incredibile dall’interno. Una sorta di istinto primordiale cambiava completamente l’atmosfera emozionale che mi abitava. Era un no fermo, deciso, ineludibile. Era un sì potente, incontenibile. Allora mi sono lanciato verso la finestra, l’ho scavalcata e sono uscito con una voglia di vita raddoppiata.

Svegliatomi dal sonno in questo punto ho capito qual era la decisione giusta.

Categorie: Eugenio Guarini