Il non-so-che e il quasi-niente.

E ancora, penso all’operosità gioiosa che si libera nel dipingere. Questo movimento felice delle braccia e delle mani che appare più una danza che l’esecuzione di un compito e la cui traccia sulla tela diventa il quadro quando decidi di fermarti.

Penso al potenziale creativo racchiuso nella vitalità del corpo, che la disciplina usuale del lavoro solitamente esclude, ignora o ricaccia.

Penso a un corpo liberato dal lavoro, libero di incanalare la sua energia vitale all’inseguimento dei sogni.

A queste cose ho pensato nel fare questo quadro e a quelle potenze che la ragione che definisce non riesce ad acchiappare del tutto. Che la coscienza e la brama di sapere non ignora affatto, ma che non riesce a dire se non nei termini di un “non-so-che”, di un “quasi-niente”, e che invece sembrano costituire l’essenziale.

Categorie: Eugenio Guarini