in sala parto

Il quaderno.

Avevo trovato la sua storia in un quadernetto nascosto sul fondo di un armadio. Frugavo dappertutto da ragazzo, quando restavo solo in casa!

L’aveva scritta certamente perché la leggessi, magari più avanti negli anni.

Era una storia triste, quella di mia madre. E seminò in me una tristezza sconfinata e indelebile. Ancora adesso ce ne sono tracce pungenti nella mia carne.

Penso di aver passato tutta la mia vita a metabolizzare quella tristezza e a contrastarne gli effetti devastanti sul mio sentire e sulle mie scelte.

Me ne sono andato di casa per fuggire quella tristezza. Spezzandole il cuore.

Mi sono tenuto lontano per decenni.

Lei se n’è andata senza che ci sia stata tra noi un’occasione, un’intenzione, un tentativo… di parlarci e comprenderci.

Senza che avvenisse un perdono.

 

Oggi faccio quadri pieni di colore e di gioia.

Anche per lei.

Categorie: Eugenio Guarini