Il piccolo potere del narratore

Scorre il tempo. Questo acrilico su tela, cm 80 x 80, appartiene alla nuova collezione naturalistica detta dei “quadri del camper”. Continuo a cercare il mio linguaggio in questo genere di pittura. Nel quadro che qui allego mi sento molto vicino a qualcosa che risponda al desiderio di dire proprio a modo mio.


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Il piccolo importante potere del narratore


Sono a camminare tra Ciconio e Ozegna. Questa stradina con vista stupenda che è diventata parte della mia vita.


Qui vengo spesso a iniziare la giornata. Qui mi sembra di inventare l’incipit di un capitolo di storia. È come camminare col Dio nel Paradiso Terrestre prima di avventurarsi tra le vicende concrete della creazione.


Qui succedono quei meravigliosi piccoli miracoli personali che sono: la comparsa di un’idea che apre l’orizzonte, il ritrovamento della pace operosa del cuore, intravedere per un attimo il filo rosso della mia vicenda, capire un po’ di più cosa mi piace davvero, uscire dalle prigioni che mi sono lasciato costruire addosso strada facendo, andare allo scoperto osando l’esistenza, rinnovare il desiderio folle di esplorare la vita…


Mi rendo conto che, ormai, anch’io sono diventato parte del paesaggio. I contadini mi passano accanto con i trattori. Guardano quest’uomo con zainetto a spalle e un grosso notes in mano. Ci salutiamo con la mano. Non ci conosciamo per niente, ma vedo nei loro sguardi l’accettazione della mia presenza.
E poi ci sono i camminatori salutisti del mattino. Sempre gli stessi. Ci incrociamo, o mi sorpassano – perché io cammino adagio – e ci scambiamo un saluto. Poche parole perché i piemontesi sono discreti. Ma anche per loro sono ormai parte del paesaggio.


Oggi la nebbia copre la Quinzeina e tutto l’arco alpino. Lo scenario è una strada contornata da campi di meliga matura e una grande cupola di cielo che la raccoglie.


Una brezza, ancora gentile, porta sulla pelle del volto il piacere di una nuova giornata tutta da vivere, da viaggiare… E già sogno.


Le tante cose che voglio fare saltellano nella sala d’attesa. Le guardo sorridendo. Le prenderò una alla volta, senza fretta, e inventerò un modo tutto mio per intrattenermi con loro.


Le cose capitano. Il modo di guardarle e di trattarle è mio. Esprimo me stesso in questo modo. E talvolta ho l’impressione di non essere solo questo spettatore sorpreso che sono, ma perfino un protagonista che determina un poco il corso delle cose.


Chiamo questo “il piccolo importante potere del narratore”. E avverto il fascino discreto della microstoria che mi concerne.

Categorie: Eugenio Guarini