la bellezza ci salverà

Paysage de l’avenir, acrilico su tela, cm 100 x 100.


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È la bellezza che ci salverà?


Lo spero perché è la via che ho scelto. L’ho già scritto: la via del vero e del bene si sono rivelate troppo difficili per me. Forse sono solo figlio della società postindustriale. Forse il Pensiero Debole mi ha contagiato. (O rivelato). Certo la via della bellezza mi appare più intrigante e attraente. Diciamo più soft, meno aggressiva, meno polemica. Meno conflittuale.


Guardandomi attorno, tutto quello che di vitale mi si presenta è illuminato dalla gioia, dall’entusiasmo, dalla creatività. La percezione del bello è per me qualcosa di energico, vibrante, che accende la mente. E il sogno che sogno fa battere il cervello nella scatola cranica. Le idee guizzano come lampi e aprono orizzonti. Arrivano come un panorama imprevisto alla curva del sentiero.


Mi sono messo in testa che la gioia creativa si estenderà anche al lavoro e al guadagnarsi da vivere. Ci sto provando. E so che tanti spiriti affini fanno altrettanto. Il cuore dell’avventura è questo. In fondo è una sfida.


Non mi faccio ispirare dai telegiornali per questo. lo so che le notizie sono brutte per definizione (!). Cerco, piuttosto, intorno segnali promettenti. Per esempio questo: ricordate il Body Building? Dominio sul corpo, fino a scolpirlo. Molta aggressività. In definitiva brutto perché tutto fuori, sui muscoli. Senza sapere che cosa c’è dentro. Il passo successivo è stato il Fitness. Qui è già essere in forma. Obiettivo: prestazioni. In forma per migliori prestazioni. Ma c’è stato anche un passo successivo: il Wellness. Qui il movimento è per star bene, sentirsi bene, sviluppare la sensibilità. Siamo arrivati al bello fuori perché bello dentro. Sembra un percorso ineludibile.


Io non uso macchine Technogym. Cammino molto, cammino dappertutto. E ho capito che c’è un camminare giusto per me che consente di pensare in maniera bella, piacevole. E questo pensare piacevolmente camminando si estende al progettare, ideare, o studiare, immaginare, elaborare…


Piazzo il mio tavolino da campo in mezzo alla radura di Pianezze, sotto Vialfrè, per leggere o studiare o scrivere. Oppure raggiungo per lo stesso scopo i Giardini del Castello di Masino, o il Palasot, o la terrazza incantevole per la strada del Nivolet, che si apre sul lago dell’Agnel e del Seru, con il serpentino della strada che si avviluppa sul pendio.


Avere questi scenari per il proprio lavoro mentale è di una bellezza indicibile, fornisce stimoli unici. E tu comprendi che il Territorio è anche questo. Che è soprattutto questo. Le bellezze del territorio entrano in circolo con i prodotti del tuo metabolismo. Per me è un motivo sufficiente per averne una cura maniacale.


E così cerco in giro anche persone stimolanti, con una storia, con la loro avventura creativa. Perché queste persone sono innanzitutto belle, la loro storia è bella. E il contatto con questa bellezza fa sognare. Fa battere il cervello contro la cassa cranica.


E mi rendo conto che per credere nella bellezza non basta il quieto atteggiamento mieloso. Ci vuole audacia. Forse qualche esecrabile idea che smuova le acque. Perché, come sempre, arrivi un pensiero perverso capace di rinnovare il modo.

Categorie: Eugenio Guarini