Leggera la parola libera

Gioco di specchi (foto di Rita)


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Leggera, la parola libera


Mi piace come sto vivendo. Tutto è slancio e meraviglia. Io vado in giro a cercare gente che mi assomiglia. Che ha qualcosa che mi parla. E mi parla di quell’altrove verso cui sto muovendo la mia vita. Gente che mi colma gli occhi di stupore. Gente comune, ma talmente straordinaria da fare all’improvviso cose che non aveva mai fatto e da riconoscersi lì dentro.


Non voglio un linguaggio che imprigioni le possibilità nascoste nel ventre delle cose. Non voglio dunque definizioni e spiegazioni. La parola che amo è quella che libera le colombe dalla gabbia, che scioglie i vincoli della gravità e fa uscire dalla terra i germogli che vi si celavano. Adoro la lingua che crea accompagnando il potere di nascita del possibile. Una lingua che riesce a scalfire la presunzione dell’impossibile.


Una lingua leggera come una bacchetta magica. Sposata alla gioia di essere al mondo. Ebbra della sua stessa ignoranza. Capace di cercare la chiarezza nei tratti delle parole affascinate dal senso. Una chiarezza che non è copione rigido. Ma luminosità dell’imprevisto. Folgorazione della visione.


È sui monti, lontano dai giornali, che nutro uno sguardo nuovo sulla famiglia umana. Molta gente corre ai monti, o alla terra. Fugge lo stress e la competizione. Cerca pace e gioia per i pochi giorni che ci sono dati. E amore.


Voglio una parola che accompagni questo viaggio.

Categorie: Eugenio Guarini