Qualcosa di simile…

La splendida foresta di Abbach, nelle vicinanze di Ocar, questo il titolo del quadro che ho fatto stasera e che allego. Qui siamo entrati con un salto dentro la metafora, quasi passando attraverso lo pecchio…


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Qualcosa di simile…


E cammino, cammino, come nelle favole antiche.
Cammina, cammina… dove ci porterà la strada?


Ecco che camminavo verso l’Orco, in località Rivarotta, stamani, dietro il cimitero, e giù, giù, dove si dice che si collocasse l’antico insediamento celtico di Castellamonte. E mi viene in mente una cosa strana, ma istruttiva.


Ricordi, Silvana, che abbiamo parlato dell’orecchio e della voce? Tu che stai leggendo quel bel libro di Tomatis. Ricordi?


Ecco, mi viene in mente, come quando si tappano le orecchie con le mani, cantando, per sentire la propria voce da dentro, per trovare la propria voce… e l’intonazione giusta…


Ecco, penso, quando cammino, spesso, mi succede di non fare più attenzione a ciò che sta là fuori, ma di ascoltare quello che c’è dentro il corpo, mentre mi muovo, e i pensieri che vengono, e le sensazioni…


Forse, camminando, o viaggiando, uno degli obiettivi è proprio quello di trovare la propria voce, di sentire la propria identità.


… E fu così che mi ritrovai davanti a uno spettacolo favoloso, qualcosa che esiste oltre ogni velo d’apparenza, era qualcosa di cui non sapevo il nome e che chiamai La splendida foresta di Abbach, nelle vicinanze di Ocar.


Perché era lì che andavo…

Categorie: Eugenio Guarini