Anima

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Anima


Chi sei che m’interpelli in questo strano modo?


La gente passa veloce nella tua vita. Ci s’innamora all’istante e tutto si esprime in una certa verve mentre gli sguardi si incrociano. Poi gli eventi scorrono e tutto viene sistemato nella soffitta dei ricordi. O mi sbaglio? Forse che non siamo più capaci della lunga distanza? O forse ne abbiamo scoperto la vacuità?
Se avessi molta audacia teoretica, potrei ipotizzare che Qualcuno si fa avanti in ognuno, lasciando che le figure passino e, forse, costruendo un discorso che dovrebbe rivelarti qualcosa di essenziale, destinato a permanere. Ma sarebbe troppo…


Ci sono alcune cose che si sono, per così dire, messe in chiaro e rese visibili. Si posso gestire, ma col tempo perdono sapore. Per esempio, andare a scuola, lavorare, tirare fuori da qualcosa uno stipendio o un onorario. Crescere dei figli. Partecipare alle assemblee di condominio. Dipingere la facciata della casa. Scegliere l’assicurazione dell’auto. Avere un carrozziere di fiducia. Andare al bowling con gli amici al venerdì sera. Misurare il colesterolo. Ti va se ci metto anche la ginnastica nella palestra di quartiere? E altro…


Luisa si è innamorata davvero o pensa che sarebbe bene innamorarsi alla sua età? Una vita da single le sembra piuttosto preoccupante, visto che è soggetta a quei disturbi respiratori. Ma, di fatto, non lascerebbe mai – e per quale motivo? – quell’impiego al reparto commerciale di …
Insomma, il resto è un po’ un optional.


Eppure tu, delle volte, quando vai a letto presto per qualche stupida ragione, ti rigiri tra le lenzuola e hai l’impressione che ci sia una qualche domanda che non ti lascia distendere le natiche nel pigiama. E ti ci rigiri in quelle maledette lenzuola, col disappunto di non capire, di non vedere, di non poter decidere.


Com’era bella quella bimba l’altra sera! E quel suo modo innocente di parlare! Al di sopra di ogni ragionevole considerazione. È questo che cerchi? Oh, sì. Ho una sorta di nostalgia dell’innocenza. Del gioco. Della semplicità. Ma anche della marachella. Della furbizia bambina. Delle gambette elastiche e del corpo leggero. Delle avventure nella penombra del bosco. E dei racconti vicino al fuoco, di quelli che ti fanno anche un po’ paura.


Alcune cose, la natura te le dà da sé. Vengono su o fuori come i ravanelli. Ma tante altre, se le vuoi, le devi fare. Il senso è probabilmente qualcosa che non si trova bell’e fatto. Ci devi mettere del tuo. Come?


Ah, come ammiro il coraggio di quelli che si buttano! Saltano e si aspettano che una rete si apra sotto di loro. E intanto tracciano con le mani i contorni della loro vita, del loro sogno.
Io mi sento lontanissimo da questo. Io biascico, mastico, rumino, centellino, ma poi?


E sono in cerca di qualcosa.


Ma non sembra anche a te che tante cose che sembravano cose ora che ce l’hai, lì attorno, non hanno più anima, non sono quasi più niente?


Tu magari ti rigiri in quelle lenzuola e dici: dovrei avere il coraggio di… ma perché mai non lo faccio? Sì, è veramente stupido continuare così, ancora per quanto? Mentre sento questo… mentre ho bisogno di sentire che…


Insomma, rimuginando su queste cose, ho immaginato che c’è qualcosa che si può chiamare anima dove tutto il senso della nostra vita viene esaminato, valutato, immaginato, progettato, usato e agito, senza riguardo alla buona educazione, ma con tanto afflato amoroso che a volte ti vengono le lacrime agli occhi.


Ero lì che pensavo a questo, quando mi domandavo: chi sei tu che m’interpelli in questo strano modo? Ero lì e avrei voluto sentire la voce di qualcuno. Ma il dio mi deve avere a noia. E i miei amici hanno così poco tempo – o forse non sanno neanche loro.


Ero lì e pensavo: ho fatto questo, e quest’altro e quest’altro ancora.  Insomma, reggo. Ecco. La parola è proprio questa: reggo!
Io vorrei, invece, dare una risposta esplosiva alla domanda: come hai usato la tua liberta? Come hai sorpreso l’arcangelo Raffaele in persona?


Insomma, mi sembra di avere una sorta di malattia, … che potrebbe essere anche la mia salute. E sta in una sorta di inquieta megalomania: io amo la grandezza. Io vorrei vedere con i pori della pelle la grandezza umana, ciò di cui è capace questa creatura – piccola e meschina – che chiamiamo uomo, me!

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