Risultati, risultati!

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Il quadro: Abbandonarsi con fiducia e gioia. cm 90 x 130, portato nell’a expo di Rivarolo. Ancora disponibile.


Risultati!


I risultati. Ecco un punto importante.


Quando ci sono risultati le cose sono chiare. Insomma, sembra proprio che stiamo andando per la strada giusta. La vita ci benedice e noi, evidentemente, abbiamo scelto di comportarci in maniera allineata. I risultati sono eventi che testimoniano e realizzano. Il cerchio si chiude nei risultati.


I risultati sono la raccolta. Possiamo far festa, esprimere gratitudine, diventare più generosi, ribadire la nostra fiducia.
Tutto il nostro lavorare su noi stessi è orientato ai risultati.
Non basta dire io sono diventato migliore. Bisogna poter dire: sono diventato migliore e i risultati si vedono.


Altrimenti una cura di sé anche la più spirituale, ideale, raffinata, s’intristisce. E la tristezza genera pensieri tristi, e una filosofia triste, e anche una spiritualità triste. Quella fatta di sola rassegnazione, di solo sacrificio, di solo vittimismo.


I risultati in larghissima parte sono grazia, rispetto al potere che possediamo in proprio. Anche vendere quadri è grazia. Tu puoi esporre, parlare con le persone, cercare un prezzo giusto, trattare con rispetto e con spontaneità… ma tutto questo, da solo, non garantisce la vendita.
La vendita avviene perché un altro ha deciso di comprare. Perché una complessa storia lo ha portato in quella circostanza, e anche per lui, l’aver incontrato qualcosa che desiderava è un evento grazia.


Ma a noi piace pensare che questa grazia (l’evento è grazia) è in qualche modo allineata con il nostro impegno a far bene, a prenderci cura delle cose, a seguire la voce del cuore e l’intuizione della mente.
E lavorare su noi stessi è la cosa più a portata di mano.
Far andare le cose come desideriamo non è a portata di mano.
Ma cambiare noi stessi sì.


Penso anche che i risultati bisogna mantenerli possibili nella nostra mente.
Il che coincide con il coltivare e rinnovare la fede nei nostri sogni.
Non basta un lavoro mentale raffinato cui si appaia una sorta di fatalismo nell’azione.


Ci vuole una grande fiducia coltivata dentro e bisogna impegnarsi a fare.
Altrimenti è una sorta di magia, di quelle che pretendono di scavalcare la nostra costituzione terrena, corporea, umana.


Ci vuole dunque un tempo per coltivare se stessi e un tempo per seminare, arare, concimare. In attesa del raccolto.
E delle volte è necessario anche proteggere le piante dalla grandine e dalle intemperie.


Insomma, fare tutto quello che c’è da fare.


Com’è bello avere una mente, un’anima, che sa provvedere  e pensare a uno spazio di vita e d’avventura in cui c’è posto per tutto: la casa, la piazza, il bosco, i contatti, la riflessione e l’azione, la famiglia, gli amici, gli studi, la ricerca, l’organizzazione e l’abbandono fiducioso alla vita.


Un’anima e una mente di questo genere ha bisogno di sottrarsi intenzionalmente, attivamente, a tutti quei pensieri negativi che la rendono fatalista nel peggiore dei sensi. Ha bisogno di coltivare nel proprie fantasticherie lo scenario bello dove ci si immagina felici.


E operosi. Non nel modo stressante che vediamo raffigurato da immagini di attivismo largamente diffuse.
Io dico a me stesso: fa tutto quello che farebbe un manager rampante, ma… più adagio, più consapevolmente, più convinto, godendone di più il sapore. Più adagio vuol dire darsi il tempo di vedere chiaro. Vuol dire dare alle cose che scorrono il tempo di mostrare i loro risvolti.


Così è bello vivere, avventurarsi, scoprire, rischiare, e … attendere i risultati.

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