Categoria : Eugenio Guarini
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il quadro: Astonishment. Acrilico su tavola cm 100 x 100
Stupore
Ho mangiato qualcosa. Ci sono ancora i panni stesi da ritirare, i piatti da lavare, la valigia da preparare – domattina parto.
La partita? Non l’avrei vista comunque: mi accontento di capire dalle urla del condominio come vanno le cose. Anche perché sarà argomento di conversazione col mio figlio più giovane, tifoso appassionato.
Mi hanno scritto in diversi oggi, ognuno con le sue cose. Vi partecipo da vicino. Sono vicino soprattutto a coloro che stanno rimuginando di cambiare, di iniziare, di ricominciare…
La giornata era piena di sole. Non ho sentito neanche troppo il caldo. Sono stato attento all’alimentazione. Verdura, poco vino.
Mi sorprende sempre – a me che bevo, fumo e tendo a strafare… – come, con pochi accorgimenti, un minimo di cautela, le energie si ricostruiscono e mi sveglio sempre vivo… e con una gioia di essere al mondo che mi scioglie lo scheletro.
Mi metto alla tastiera del computer. È chiaro che ho voglia di scrivere una newsletter – come si chiama.
Quando mi siedo qui e comincio a battere i tasti ho sempre una strana sensazione. Come se avessi qualcosa da dire, di cui non conosco il vocabolario, ma che urge dentro e che preme. È quasi una scommessa. Come se mi aspettassi che, per qualche sortilegio, venisse fuori l’espressione giusta, capace di rappresentarla. E sempre vivo con le bollicine addosso questo momento.
Qui non è come dire qualcosa che era già chiaro in testa. Qui è come vestire un neonato, come dare una forma visibile a qualcosa che è qui ma non ancora visibile.
Qualcosa di forte, qualcosa di appassionato, qualcosa di gioioso, qualcosa di impossibile.
Se dico – come mi viene – che ritrovarmi vivo al mondo, come uno sguardo che vede questa meraviglia, come qualcuno – ma chi? – che esulta al sentire quel poco che sente, come qualcuno che desidera… Se dico cose del genere so che sono solo al limitare della porta. Una voglia di vita che eccede, che sfonda gli stipiti, che rovina gli argini e dilaga.
Ogni volta, alla fine, mi sento solo alla soglia.
Ma non mi scoraggio.
Riproverò ancora, e poi ancora.
C’è qualcosa da capire, da sentire, da gustare in questa faccenda che chiamiamo vita.
Una volta ho detto che “la vita mi sembra un aperitivo”.
E’ proprio così. Come un’anticipazione…
Come l’innesco di un desiderio.
Mioddio!, ma che sarà?
Però è così bello. Così grande. Cosi carico di stupore.
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