Dignità nel pianto

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Dignità nel pianto


Ovviamente, la gente soffre. Soffre in svariatissimi modi. Gli Ontonauti non cercano di evitare la sofferenza, cosa che sembra proprio impossibile. Cercano di rendere la sofferenza un’esperienza che li faccia crescere. In altri termini, cercano di soffrire nel modo giusto, affinché la sofferenza stessa li porti fuori, verso un modo di essere nel quale per lo meno non ne siano sequestrati, impediti, ossessionati…


Michelle si era concentrata, nelle sue ricerche, su quel tipo di sofferenza, spesso mescolata a rancore, che si prova quando le cose che si desiderano fortemente non si verificano.
Michelle aveva provato personalmente molte di queste sofferenze. Alcune riguardavano l’amore. Aveva desiderato ardentemente un uomo che le pareva rappresentare il sogno di un compagno ideale, e si era prodigata con tutta la sua forza e con tutta la sua generosità per manifestargli il suo attaccamento. Ma quell’uomo aveva la sua strada da percorrere. Le voleva molto bene e la stimava tanto, ma non c’era nel suo orizzonte uno spazio per lei come compagna d’amore, per fare coppia, per mettere su famiglia.


Altre sofferenze riguardavano il lavoro. Sapeva di valere nel suo campo, non voleva andare sotto padrone, cercava di organizzarsi per agire come libera imprenditrice, magari come consulente free lance, aveva anche dei risultati, ma tutto era, per molto tempo, al di sotto delle sue aspirazioni.


Michelle non era una mezza calzetta. Sapeva bene che risentimento, gelosia e fretta ansiosa non erano i modi giusti per affrontare questa situazione. E quando questi sentimenti emergevano dentro di lei, cercava di cacciarli, quanto meno di non esprimerli, di non manifestarli.
Ma si rendeva conto di quanto questo fosse insufficiente.
Il suo desiderio sarebbe stato quello di non “provarli” e non sapeva come fare.


Forse per questo si era lasciata convincere a far visita al saggio Murisk, che viveva nella campagna di Loventai.


Murisk la condusse a camminare lungo i viottoli della piana. Perché – diceva – a queste cose si pensa meglio mentre si cammina.
L’ombra dei faggi sembrava benevola e l’occhio poteva nutrirsi della gioiosa e calma bellezza di un paesaggio che si perdeva all’orizzonte, scivolando tra le colline dalla rotondità rasserenante.


Murisk cercò di farle sentire la presenza del Dio, in quel luogo. Le spiegò che lei poteva respirare Dio, nutrirsene, perché il Dio avveniva. Perché questo succedesse era solo necessario che lei si abbandonasse fiduciosa. Era solo questione di un’attenzione e di un’intenzione. Senza troppe parole, piuttosto con il suo stesso modo di essere, di sentire.


Michelle si ritrovò ben presto rasserenata. Calma, con la vita dentro. E capiva che, in quelle condizioni, non mancava di nulla che fosse necessario per essere viva e per godere di questa grazia. I suoi desideri e le sue pene erano sempre lì, ma come a una certa distanza. Li poteva osservare, considerare con una certa compassione. Perfino con un pizzico di ironia. Infatti, le venne da sorridere.


Murisk se ne accorse. E fu allora che le disse che il modo migliore di desiderare era quello di affidare al Dio i propri desideri. Senza insistere troppo, senza incaponirsi. E che questo poteva farlo quando il desiderio più profondo che lei sentiva era che le cose andassero come dovevano andare. Perché sarebbe stato il meglio, in ogni caso.


E anche il suo rancore o il suo pianto, poteva trattarli alla stessa maniera.
In questo modo avrebbe imparato l’arte di desiderare che è sempre lavorare nello spirito di un’alleanza con quello che c’è e con quello che avviene.
Perché – disse – la felicità è quando avviene quello che il desiderio, ripulito dalle sue pretese prepotenti, ha imparato a chiedere.



Scendendo dalla piana di Loventai, Michelle si sentiva centrata, ricollegata con il flusso della vita. Apparentemente tutto era come prima. In realtà tutto era nuovo.


BELLE NOTIZIE


Una richiesta personale su Libertà di Cercare


A tutti gli amici che hanno acquistato quadri da me.
L’avventura della mia pittura sembra riservare di mese in mese nuovi risultati da meraviglia.
Ne sono molto felice. Vorrei esprimere in qualche modo la mia gratitudine per tutti coloro che hanno creduto in me nei primi tempi di questa storia.
Claudia vi contatterà per farvi sapere quali sono i progetti.
A voi tutti un grande abbraccio,
Eugenio


Sul Diario di Bordo, le foto di Collecchio e di Parma (Altramarea).


Dal 12 maggio, esposizione al locale della Cantina Compagnoni a Trezzo sull’Adda.


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Il quadro: L’arte di sognare (acrilico su tela cm 100 x 100)

Eugenio Guarini
http://www.eugenioguarini.it

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