L’arte di sognare

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L’arte di sognare


– Buona notte, Herber. Perché abbiamo l’immaginazione? Perché sogniamo solo di notte? Perché i nostri desideri sembrano filtrare via dal mondo che vediamo? Perché tutto cambia dopo una certa età? E perché i bambini ci piacciono così tanto?


Quando veniva la sera, Herber faceva la sua visitina, per le domande difficili. E io, letteralmente, l’assalivo. Davo sfogo a quello che urgeva dentro, cercando tutte le parole e i costrutti in cui potessi infilarlo. E ne avevo di così pochi!


Quella sera Herber non era solo. Con lui c’era Monny Moon, bellissima.
Era lei l’esperta dell’arte di sognare. Monny Moon! Uno scamiciato rosso carminio dalla larga scollatura, gli occhi quasi languidi e i capelli neri.


Mi disse subito: Lo ricordi? A otto anni avevi un amico immaginario. Teti, si chiamava. Che era un amico immaginario te lo disse Lorenza, l’amica di tua madre, che studiava psicologia all’Università. Lei intendeva, per “immaginario”, che non esisteva davvero. Ma Teti ti ha tenuto compagnia per anni e ancora chiede di te, dopo che vi siete separati. Lui ti svelava molte cose e sapeva quasi tutto quello che tu gli chiedevi. E quando non lo sapeva, sapeva di non saperlo. E te lo diceva.


Monny Moon era troppo bella perché potessi soffermarmi a ragionare. Mi bastava ascoltarla.


Lei si mise a volteggiare, mentre la musica compariva dai fondali scuri della notte. Buonanotte, buona notte, fiorellino… a ritmo di valzer…
Mi prese per mano e mi disse: Vieni qui!


Lì dove mi aveva portato si vedeva una sorta di gigante dai capelli lunghissimi, che aveva in mano un grosso coltello affilato. Egli separava con colpi netti il giorno dalla notte, la veglia dal sonno, che prima erano uniti. E io potevo vedere i sogni infilarsi velocemente, prima della separazione, nella parte notturna del taglio. I sogni erano colori. E sembrava strano che scegliessero di nascondersi nella parte oscura. Mentre la parte chiara, deprivata al colore dei sogni, diventava grigia.


Perché fa questo? – domandai a Monny Moon.


Perché tu l’hai voluto. Volevi distinguere. Volevi afferrare gli elementi uno alla volta. E lui ha dovuto tagliare.


– E’ una cosa necessaria? – chiesi ancora. E Monny Moon, sorridendo, fece cenno di sì.
– È la legge! – disse, come se non fosse una tragedia. Poi continuava a fissarmi come se aspettasse la prossima domanda.


Io pensavo a com’era bella la vita e il suo mistero. Com’era bello esplorare la vita partendo da questa cosa che chiamiamo ignoranza. Che libertà meravigliosa era legata all’ignoranza. E come fosse lecito inventare e tentare ed esplorare.


A quel punto, Monny Monn mi portò da un’altra parte. Si trattava come di una larga foglia di sambuco. Vi eravamo adagiati sopra, comodamente. E si poteva vedere sotto, ondeggiando al soffio della brezza.


– Questo è il Regno di Rimettilo Insieme – disse Monny Monn. E io vidi i tentacoli dell’uomo col cappello, l’Uomo Guidato dalla Luna. Aveva grosse sopracciglia e occhi sgranati dalla meraviglia. Le sue mani afferravano i pezzi separati e li filavano come il formaggio ammorbidito nell’acqua calda. Fila e rifila, la matassa del mondo si ricostituiva in una nuova unità.


Distinguere per riunire, diceva la scritta su legno arroventato, sopra il cancello di ferro battuto.


– Perché fa questo? – le chiesi, già conoscendo la risposta.
– Perché è quello che tu desideri. Ti è stata data l’immaginazione per rimettere insieme ciò che è stato separato. Non ci sarà più la veglia e il sonno. I confini non saranno più dei muri.


Se ne andarono rapidamente, così com’erano venuti. Era il loro stile. Herber e Monny Moon. E io rimasi ancora un po’ – fumando qualche sigaretta – a pensare a questo meraviglioso potere, di mescolare l’immaginazione alla pasta del mondo. E a come fossi libero di farlo, senza limitazioni. E mi parve di intuire che era questo il segreto della qualità della vita. E a come tutte le paure che impedivano di usare questo potere fossero un gioco di specchi, una specie di incantesimo. Un maleficio che si poteva facilmente esorcizzare.  Perché bastava attaccarsi al desiderio.


BELLE NOTIZIE


A tutti gli amici che hanno acquistato quadri da me.
L’avventura della mia pittura sembra riservare di mese in mese nuovi risultati da meraviglia.
Ne sono molto felice. Vorrei esprimere in qualche modo la mia gratitudine per tutti coloro che hanno creduto in me nei primi tempi di questa storia.
Claudia vi contatterà per farvi sapere quali sono i progetti.
A voi tutti un grande abbraccio,
Eugenio


Sul Diario di Bordo, le foto di Collecchio e di Parma (Altramarea).


Dal 12 maggio, esposizione al locale della Cantina Compagnoni a Trezzo sull’Adda.


Il 18 Maggio, a Bologna, da Aqtua, via Montegrappa 10/E, Happy Haour con presentazioni dei poster vetrina rappresentanti miei quadri. A partire dalle 18.30


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AVVISO. Sono un pittore filosofo. Mando questa newsletter ai miei amici e conoscenti. Se non la gradisci inviami una mail con scritto CANCELLA. Se ti piace e pensi che dei tuoi amici la gradirebbero, iscrivili al sito. Se stai ricercando e vuoi metterti in contatto con me, scrivi, telefona (338.3207062) e parla di te. I miei quadri li puoi vedere nella Galleria del sito: www.eugenioguarini.it. Vi sono segnalate anche le iniziative espositive


Il quadro: L’arte di sognare (acrilico su tela cm 100 x 100)

Eugenio Guarini
http://www.eugenioguarini.it

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