La fionda
Guarini Newsletter
Ho un sogno.
Semplice. La mattina, appena sveglio, raggiungo l’Orco in tuta e scarpette da ginnastica. Voglio almeno due ore. Due ore di movimento all’aria aperta, senza sforzi ma con consapevolezza. Il corpo si desta, si risveglia. E’ primavera e mi raggiunge dentro. Lo so che la vita intellettuale è una trappola, quando si separa dal corpo. Verrebbe subito voglia di mettersi a pensare a progettare a lavorare. Ma l’ho capito. E dico: stop.
Perché ho un sogno. Un sogno non è una velleità, una fantasticheria. Un sogno ti cambia la vita. Un sogno ti comanda, ti dirige. Un sogno ti spinge ad uscire dalle abitudini pigre. Un sogno invita alla follia attiva. A calpestare il palcoscenico del mondo, ad alzare la voce, a muovere il culo. E hai bisogno di tanto fiato, di muscoli vivi nelle gambe e di braccia robuste e di polmoni che si aprono.
Ieri, all’Orco, mentre giocavo con gli elementi, sono arrivati un nonno ed un bambino. Avevano, ognuno, una fionda. E tiravano sassi contro invisibili bersagli sulla riva del fiume. Anch’io tiravo sassi contro un pezzo di legno, piantato nella sabbia – ho fatto un sacco di centri, felice e meravigliato. Un vecchio e un bambino che tirano sassi con la fionda!
Lo sapevo. E mi son fermato a guardare con un senso immenso di gratitudine. Lo sapevo che quel bambino, tirando con la fionda, mirava al suo sogno. E il nonno, partecipava a questa rinascita. Felice.
Ho un sogno e, tutto il giorno, con la fionda, ci tiro i sassi. Lo metto nel mirino.
E so che un sogno chiede che tu abbia fiato, e gambe, e braccia. Altrimenti ti rigiri nelle parole e pensi perfino d’essere intelligente perché dipingi analisi e analisi, spiegazioni e ragionamenti.
Ma quando sei sulle tue carte, quando segui l’agenda, quando applichi alla situazione le teorie che hai studiato all’ultimo master… domandati: com’è il mio intestino? Queste parole le posso dire in piedi su gambe solide? E il fiato?
So che l’anima è dentro il corpo, ma so anche che il corpo è la radice dell’anima. Non c’è pensiero, non c’è idea, che non peschi la sua forza da come sei piantato sulla terra, da come sei aperto al vento, da come bevi l’acqua dei torrenti.
Mettici il corpo e tutta la tua energia nelle cose che fai. È questo il modo per mettere anima. Corpo, energia, passione, lavoro giocoso. E se ti accorgi che arrivano i dubbi, le incertezze, i tormenti, le pene, non sederti a tavolino, non mettere la testa tra le mani, non telefonare ad un amico, non aprire il diario… scendi, vai al fiume, prendi una fionda, prendi le pietre, scava una buca, entra nell’acqua, rotolati per terra, salta, urla parole inconsulte al vento, respira, muovi le braccia. Il tuo corpo ha un’intelligenza e una saggezza che si sprigiona nel movimento. Dopo, solo dopo, quando sentirai le tua gambe solide ed elastiche, quando sentirai la schiena che s’inarca, quando sentirai le mani con la voglia di prendere, modellare, e suonare, allora rientra, telefona all’amico, scrivi il tuo diario, traccia il tuo progetto, segui la tua agenda e disegna su fogli nuovi il tuo percorso.
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L’immagine: Ho un sogno
Eugenio Guarini
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