Festività
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il quadro: Amapola, acrilico su tela cm 100 x 100
Festività
E così erano ormai inoltrati nelle Feste di fine anno. Voglio dire il Natale, i regali, le cene, i pranzi, la famiglia, tutti questi buoni sentimenti e la dirittura d’arrivo verso il 31. Poi d’improvviso sarebbe comparso il Nuovo Anno, certificato a livello europeo dalla televisione.
Eh, ma non ti fare frastornare dalle apparenze. Dentro, ognuno di loro, aveva la sua storia. Il resto era come il canovaccio, diciamo il contenitore. Ma ognuno di loro aveva una sua storia. E quello era il nocciolo segreto e caldo. Anche se si faceva finta di non pensarci alle cene con la famiglia, o al negozio di abbigliamento, e perfino dalla pettinatrice, che lo sai conosce tutti i tuoi reconditi pensieri, e il gossip di quartiere…
A vederli da qua, ce n’erano veramente molti in preda alle cosiddette crisi d’amore. Insomma è come una grossa etichetta che raccoglie un po’ di tutto, dai tradimenti belli e buoni, alle pene per incomprensione o mancanza di corrispondenza. Gelosie, risentimenti e volontà di possesso. Sì, questi qui, sentivano particolarmente il peso delle Festività – che sono feste di famiglia ed evocano il mito caldo dell’intimità – e loro – lo si sa – di questa intimità calda e illuminata dalla luce delle candele, avevano meno che poco, nulla.
Ma c’erano anche molti che vedevano nel cambio dell’anno un’occasione stimolante per ribadire il cambiamento a cui da tempo avevano messo mano e che occupava gran parte dei loro sogni. Questa gente era particolare. Se gli chiedevi di elencarti i cinque avvenimenti più importanti della loro vita, potevi star certo che tre di questi non riguardavano il passato ma si collocavano nel futuro. Era gente che pensava alla vita come un tutto che comprendeva anche quello che non era ancora avvenuto. Considerava la memoria come una cosa pesante, e puntava le sue carte sull’immaginazione. Per loro Natale era sognare e fare, sognare e fare, sognare e fare.
Poi c’erano quelli che scoprivano cosa desideravano davvero solo andando in vacanza. Il piacere di stare sulla riva del mare, di respirare l’aria salmastra e di passeggiare lungo la scogliera nel secondo pomeriggio disegnava per loro uno spazio possibile dove ogni cosa andava a posto e tutto quel correre indaffarati della città e dell’ufficio svaniva come inchiostro assorbito dalla spugna.
Il Natale dei grandi della terra – eccetto Bush – era fatto di lacrime di commozione. Erano presi dal loro proposito di rendere migliore il pianeta e il cuore si gonfiava pensando alle grandi sfide che li attendevano e che probabilmente li avrebbero disturbati anche durante le feste.
E poi c’erano i piccoli eroi del quotidiano. Quelli che avevano una microstoria, neanche paragonabile alle grandi campagne umanitarie, e che se comparivano in televisione era perché transitavano per caso la dove stavano svolgendo un’inchiesta. Ma non si trattava di gente da passare inosservata. Le loro piccole storie erano dei veri capolavori d’intraprendenza. E la consapevolezza che ne avevano poteva essere considerata superiore al migliore film dell’anno – anche se non esistevano Oscar per queste prestazioni.
Io venivo da un altro pianeta e tutto questo m’incuriosiva. E non sarei sincero se non confessassi che questa vicenda umana, così variegata e spesso contraddittoria e paradossale, mi affascinava profondamente, fino al punto da desiderare di essere uno di loro e mettermici anche con le mie mani a impastare queste vicende strane, assolutamente irrazionali, anche quando rivendicavano il blasone della scienza, ma così calde, emotive e sorprendenti.
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