Battere il tamburo

Questo scrivere. Questo lo faccio volentieri.


Scrivere è l’unico modo di suonare che mi viene bene. Conosco il ritmo piacevole delle dita che battono sui tasti. Potrei trasformare in versi gli spiriti che salgono dal cuore. Provare il piacere di stendere in parole nere sul bianco schermo del monitor queste entità meravigliose che chiamiamo pensieri.


Questo mi è di conforto, oggi, che ogni ambizione sembra essere uscita dalla mia casa, in giro per il mercato, senza che si possa prevedere il suo rientro.


Alcuni hanno preso un gatto, o un cane, per fronteggiare in compagnia di affetti questi momenti di abbandono. Li capisco per bene ora che sono qui. Ma non fa per me, questa strada di calore e di fiducia.
La scrittura invece, anche nelle angustie del cuore, mi dà conforto. Perché sento che questo è il mio segreto, la mia risorsa, il mio talento.


Un’amica mi scrive alludendo al fatto che io ragiono molto ma, forse, penso poco. Che, insomma, penso molto meno di quanto ragioni, o chiacchieri. E, forse, è nel giusto, forse vede dentro di me meglio di quanto riesca a fare io. Ma certo non vede il conforto che traggo da questo ragionare attraverso la tastiera. Certo non coglie quanto mi aiuti a reggere, ad aspettare, ad accettare il mio destino, a rifare la freschezza dell’anima – come tante volte è successo.


Perché, scrivendo, come ora mi viene di fare, io ritrovo la sincerità di fondo, una sorta di integrità, sotto tutti i miei errori e il mio errare. E posso pentirmi e rinascere, senza rimanere annientato dalla colpa. E, se sono fortunato, gli occhi ne escono lavati, e lo sguardo di nuovo innocente.

Categorie: Eugenio Guarini