Categoria : Eugenio Guarini
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Il quadro “SEDUTA VICINO ALL’ACQUA”,
Non ci provo neanche a nasconderlo: oggi è stata una giornata no per gli effetti dei farmaci sul mio corpo provato. Me la sono presa comoda, però, passando quasi tutta la mattinata e tutto il pomeriggio a letto, a dormire e guardare serial televisivi. Finché verso l’ora di di cena (il fresco può aver avuto la sua parte) mi sono svegliato. L’intestino mi ha dato tregua e mi è venuta voglia di scrivere.E così mi sono ricordato di Andrea S., responsabile del personale della Hypo Alpe Adria Bank, con sede centrale a Udine. Le ho dedicato un quadro (chissà dove sarà adesso?). Voleva che mi occupassi di formazione del personale, ma non era la mia vocazione e mi ero defilato. Mi aveva organizzato una splendida esposizione nella sede della sua Banca a Vicenza. Ricordo bene quell’evento: una grande festa. Allora ero vivace, brillante e pieno d’energia. Erano i primi anni di questa splendida avventura. Ho conosciuto lì delle persone speciali, con cui ancora sono in contatto. Ora, mi hanno detto che quella sede non c’è più. Ma nei miei ricordi è ancora viva e pulsante. E vive e care sono le amicizie di allora (Moira, Giovanna, Claudia).E ho qui davanti a me l’immagine del quadro che avevo destinato al Grande Capo della Hypo (mi pare fosse un austriaco e si chiamasse Meynhard o qualcosa del genere), che in questi giorni caldi, mi porta una certa ventata di frescura (s’intitola: Seduta vicino all’acqua).Sono tornato a Vicenza altre volte, negli anni seguenti. Soprattutto per le esposizioni nei locali della Semeraro alle Piramidi e nella sede di Domofacile a Torri di Quatersolo.Ho esposto nella sede ristorazione del Boscolo Hotel, sempre nel Viale Verona.E più recentemente è stata Moira F., che allora gestiva i miei pochi risparmi, depositati alla Hypo un po’ per riconoscenza, a sostenermi nell’operazione che li trasformava nel camper con cui ho girato l’Italia con le mie opere (sempre con affetto, Moira).Una minicatena di ricordi, dunque. Così, all’improvviso, rapidamente. È un po’ come guardare nello specchietto retrovisore. Le cose si allontanano ma rimangono reali.Mi scuoto e ritorno subito a osservare la strada che ho davanti.
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