Lettere da Nosolandia 20
Lettere da Nosolandia 20
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(Disegno: “Appena fuori dal porto”)
Appena fuori dal porto c’imbattemmo in una sterminata regione di cose inutili. Fu uno shock, sulle prime. Eravamo abituati al mondo dei numeri e dei profitti, al mondo in cui ciò che non ha prezzo non vale una cicca. E ora eravamo storditi dal cambiamento. Ci mettemmo un po’ per ritrovare il controllo delle navi. Ma il vento gonfiava le nostre vele, e comparve sui volti dell’equipaggio un sorriso diverso, una sorta di felicità intimidita. Sembrava che le cose inutili, che avevamo accantonato e ignorato proprio per questo, le cose inutili che avevamo lasciato fuori dai moli, avessero un incantesimo strano, suadente, inatteso. Fu durante quel lungo viaggio che scoprimmo l’utilità dell’inutile.
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(Disegno: “Artista di strada”)
Aveva una grande energia addosso e adorava la musica. Voleva che la gente ne potesse godere non solo nei concerti o nelle sale di audizione. Voleva che la musica circolasse per la città mentre le persone si recavano al lavoro, mentre andavano a passeggio o a fare la spesa. Sapeva che la musica fa bene, che smorza l’aggressività, commuove il cuore, aiuta a ritrovare la propria umanità.
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(Disegno: “Villa sul porticciolo”)
Oggi la malattia mi mostra il suo volto bellico. È come una guerra. Ci sono battaglie dall’esito mutevole. Esse non dicono ancora quale sarà l’esito finale. Nei giorni no io mi accartoccio, mi rinchiudo nell’antro più segreto. Non faccio niente, dormo. Lascio che sia il mio corpo a lavorare per la resistenza. In un breve momento di veglio ha disegnato questa villa sul porticciolo. Un rifugio, certo. Vicino al luogo dove il viaggio può essere ripreso. Non appena possibile.
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(Disegno: “Mattino”)
E si parte di nuovo.
Il tempo, un altro regalo.
Soprattutto la sete e la fame che spingono al viaggio.
La grande avventura nel fondo del cuore e un orizzonte promettente.
Io faccio al mondo sconosciuto una preghiera e gli butto addosso la rete dei miei sogni.
Buongiorno!
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(Disegno: “Lo sbarco”)
L’isola è il nuovo approdo. Bisogna esplorare il territorio. Lo facciamo anche se parte dell’equipaggio è malata. Dobbiamo trovare cibo e curare i sofferenti. Siamo deboli. Ci teniamo in piedi a forza di volontà. È il momento di tener duro. Non dobbiamo perdere il controllo. Non dobbiamo dare di testa.
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(Disegno: “Alzarsi”)
Ma dai, non insistiamo sulla fatica di iniziare la giornata. Basta una scossetta interiore per scrollarsi la sonnolenza di dosso. E rotolare nella vita. Come farebbe un ragazzino con ancora il moccolo al naso. Non si deve pensare tutto prima. Si può prender coscienza delle cose, quanto basta, mentre ci si mescola al mondo. Noi siamo immersi in una grande corrente. Noi navighiamo a vista. Ed è piacevolissimo aver a che fare con la gente e trafficare con gli eventi. Mentre teniamo vivo il sogno e seguiamo i segnali del cuore.
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(Disegno: “Rientro in porto”)
Okei, sembra che le cose siano rientrate. Sembra che anch’io possa ritornare in porto e salire sul vascello, per riprendere il viaggio. È un giorno diverso fin dal mattino. Dopo quarantotto ore passate a letto, a contenere gli effetti del male, stamani, tutto all’improvviso, tutto è nuovo. Si riaccende la fiamma. Ritorna lo slancio facile, il movimento felice. Sembra una sorta di ebbrezza. La vita.
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(Disegno: “Fiori di gioia”)
Wow! Siamo arrivati alla sera. I sanguinamenti sembrano cessati. È stata davvero una giornata speciale.
In ospedale, stamani, la mia dottoressa, vedendomi un po’ eccitato, mi dice che se sento il bisogno di parlare, loro hanno una psicologa e mi potrebbe prenotare un incontro. Le ho detto che sì, ho bisogno di parlare, ma non con una psicologa: ho bisogno di parlare con la mia dottoressa. Ho bisogno di sentire che lei mi ascolta e che considera informazioni importanti anche quelle che ho da raccontare io. Perché ho spesso l’impressione che questo sistema ospedaliero più che me, consideri il mio fascicolo. Quello con tutti i dati oggettivi, gli esiti degli esami e quella specie di storia clinica che loro credono la mia biografia. Spero che lo capisca.
Ad ogni buon conto sembra che il mio corpo (un corpo di 79 anni) se la stia cavando abbastanza bene.
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(Disegno:”Piacevole insenatura”)
E ci piace lasciare anche questo dolce porto, attratti dallo charme dell’avventura.
Abbiamo cenato alla taverna del Marinaio, pesce alla griglia e vino bianco Telemaco di Campogrande. Ci siamo commossi al fado di una comitiva portoghese, accompagnato da chitarra e viola. Sapeva di nostalgia di navigatori lontani. Qualcuno di noi non seppe trattenere qualche lacrima. Michele, che ha lasciato la bella Teresa in una città del continente, pianse senza alcun ritegno. E lo dovemmo accompagnare al suo letto con parole di consolazione. Si addormentò tra i singhiozzi, biascicando saudade.
Noialtri si andò a smaltire il vino lungo il molo, all’aria salmastra. E qualcuno ricordò i porti che avevamo già visitato. E rinacque dentro di noi, poco alla volta, sospinto dallo sciabordio del mare, il desiderio di partire ancora.
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(Disegno: “La via del mare”)
Era la via del mare che cercavamo. E la stavamo percorrendo. Il mare era l’orizzonte aperto verso una vita avventurosa e interessante. Quella gioia intima e profonda che sa di possedere il senso dell’esistenza. Volevamo radunare lungo le strade tutti coloro che asfissiavano per il clima depressivo che contagiava le regioni della terraferma. Volevamo creare gruppi di ribellione, comitati di resistenza, campi di addestramento all’operosità creativa. Dovevamo contrastare quella visione che riduceva tutto alla dimensione dei conti, dei prezzi e degli utili. Volevamo riappropriarci di tutte quelle cose “inutili” che rendono la vita bella e significativa. Volevamo dare valore alle molte dimensioni dell’uomo. Sorridere con sincerità, esprimersi, condividere. Era necessario capire come operare una rivoluzione culturale capace di conquistare e sedurre, capace di accendere la fiamma dentro il petto delle persone.
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(Disegno: “Boschetto colorato”)
Ore 6:00
Frullato di arancio mango e melone per colazione.
Un disegno per cominciare.
È meglio cominciare con un disegno colorato. Tanto più che oggi piove e il cielo è grigio. Certo i romantici troveranno incantevole il ticchettio della pioggia contro le inferriate. Ma sono i romantici che non sono incantevoli in queste circostanze. Oggi la vita è piuttosto dinamica e la gente preferisce essere attiva e trafficare con le cose e gli altri simili. Almeno, questa mattina la vedo in questo modo. E poiché sembra che il corpo si ritrovi addosso energie adeguate, ho deciso di dare un saluto colorato al nuovo giorno. Nella speranza di attirare un sacco di piacevoli saluti dai miei amici di Facebook.
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(Disegno: “Donne sulla spiaggia”)
Quando hai un linfoma che ha colonizzato il fondo dell’intestino non può essere sempre festa. La dottoressa mi ha spiegato abbastanza bene cosa sta avvenendo laggiù e mi ha detto che per il momento non c’è molto da fare. Se potrò accedere alla nuova terapia (gli esami che ho fatto servono proprio a questo), un po’ per volta il disagio dovrebbe scomparire.
Oltre a restarmene disteso sul letto, dove il disagio sembra minore, mi sfogo raccontandomi storie con il disegno.
Un momento fa ne è venuto fuori uno che mi racconta qualcosa. Sono delle donne, obbligatoriamente nude, sulla spiaggia. Donne che parlano tra di loro. Di fatto invidio questa capacità che hanno le donne di condividere l’esperienza tra loro per mettere a fuoco le cose e per elaborare strategie che vanno dalla sopravvivenza alla schiacciante vittoria. Ne hanno saputo trarre vantaggio negli ultimi decenni, mentre noi maschietti abbiamo continuato a parlare di calcio, sesso e motori, fuori dell’orario di lavoro. Se ci penso bene, è dagli anni Settanta che cerco d’imparare qualcosa dalle donne, perché le ammiro. Da allora non hanno fatto che darci dei punti. E non sto parlando della carriera in azienda. E riconosco che ho teso spesse volte la orecchie per ascoltare i loro discorsi leggendo i loro libri. Ho intenzione di continuare.
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(Disegno: “Col sole in fronte”)
Qui sta piovendo a dirotto. Se Aprile è stato “ogni goccia un barile”, Maggio “non è bastato un assaggio”! Se si vuole il sole bisogna inventarselo. E viene bene scoprire che disegnare è quasi come un film: non a guardarlo, ma a produrlo, crearlo, inventarlo. Per goderselo, appunto. Insomma, assomiglia a un atto di autoerotismo
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(Disegno: “A sera”)
E viene l’ora di approdare da qualche parte. Un piccolo faro. Un piccolo porto.
Ieri mi è arrivata la notizia che una mia amica della terra di Nosolandia se n’è andata. È la quinta persona da quando questo viaggio è iniziato. Lei era molto riservata. Non voleva esporsi pubblicamente. Mi diceva che dipendeva anche dal fatto che lavorava per una grande azienda nel settore della salvaguardia della Privacy. La notizia è arrivata dalla figlia. Mi piange il cuore. La penso con affetto, per quello che ha condiviso con me della sua sofferenza.
Nosolandia ha i suoi caduti. E anche per loro vogliamo portare avanti il viaggio. Nosolandia può essere migliorata di molto. Scienza, nuove tecnologie, e tanta umanità genuina.
Categorie: Eugenio Guarini