Il senso della mia pittura
Mi avvicino a un compleanno. Viene da guardare la mia storia un po’ dall’alto. Il desiderio di cogliere un filo rosso che ne riveli un senso. Tutti desiderano un senso. Narrare la propria vita come una storia fa parte di quelle pratiche audaci e modeste nello stesso tempo. Modeste perché la verità ultima sfugge al nostro sguardo. E proprio per questo audace perché osa offrire al desiderio una risposta vulnerabile.
La pittura è stata per me – e oggi lo è ancora di più – dare un corpo concreto (la produzione di un oggetto) a un’intenzione più grande il cui carattere immateriale non toglie, piuttosto allarga ed espande, la sua importanza nella vita concreta. Ed è in questa intenzione che io vedo un senso vivo di quello che ho fatto e che faccio.
È qui che ho preso posizione e mi sono esposto, dando un seguito a qualcosa di istintivo e di spontaneo che è cresciuto viva via dentro di me.
Ho iniziato la mia vita d’artista con un processo che innanzitutto tendeva a creare e sviluppare in me stesso un atteggiamento fiducioso e gioioso nei confronti della vita. Avevo i miei demoni da tenere a bada. Essi bussavano alla porta della mia casa suggerendo tristezza, sconforto, depressione, rancore, rinuncia. La pittura è stata innanzitutto un itinerario per conquistare una vita interiore capace di slancio, di entusiasmo, di positività, di pienezza, di gusto per il fare costruttivo.
Ho avvertito l’effetto terapeutico crescente del mio fare arte. Finché mi sono reso conto che la mia produzione di quadri era anche la produzione di cibo per l’anima di altri, impegnati nella stessa ricerca. Il mondo oggi è popolato di tanto sconforto, grigiore depressivo, rancore infruttuoso, cinismo sfiduciato. Una situazione che non promette alcuna ripresa, alcun rinnovamento del desiderio di agire costruttivamente e consuma le energie umane nella lamentela, nel rancore, nella critica sterile, nel litigio, nella ricerca di colpe e di colpevoli.
Ho incominciato a immaginare i miei quadri negli spazi in cui le persone animate da una volontà di rinascita e di impegno vivono, respirano, pensano, sognano e progettano. E ho visto che le mie opere potevano sostenere questa ricerca, questo impegno, potevano alimentare l’atteggiamento creativo di queste persone, decise a misurarsi con le sfide del cambiamento.
E un po’ per volta sono diventato con fierezza il pittore della gioia di vivere, di progettare, di sognare e di impegnarsi nella costruzione di un mondo nuovo, a cominciare dalla propria vita, dal proprio orto, dalla propria situazione.
E ho cercato di sviluppare in parallelo alla pittura una famiglia di pensieri, di concetti, di narrazioni, che dessero a questo atteggiamento anche un’espressione verbale, un qualcosa di dicibile, perché la parola ha la vocazione di dipingere un pensiero per renderlo visibile all’intelligenza. E così ho parlato con immagini e dipinto con le parole quella che per me era stata la migliore conquista e che poteva essere il mio dono alla vita e alla cultura.
Ed è questo il quadro che conferisce ai miei occhi il senso di quello che faccio, dove si realizza quello splendido miracolo di fare qualcosa che ami profondamente e che è nello stesso tempo un dono per il mondo.
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