Categoria : Eugenio Guarini
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Aveva dormito pesantemente dopo il pranzo. Ormai era diventata un’abitudine. Una necessità. Il funzionamento delle sinapsi, qualsiasi cosa avessero da combinare dentro la scatola cranica, smetteva di operare per effetto della digestione. E non c’era altro modo di sperare nella ripresa della luce che crollare nel buio del sonno.
A dire il vero, si trattava di un’abitudine, quella della pennichella, che si portava dietro da tempo immemorabile, come molte persone dell’Italia centrale e meridionale, ma con l’avanzare della vecchiaia era diventata più urgente e prolungata, erodendo alle ore del giorno una fetta sempre più cospicua.
“Brutta cosa la vecchiaia!”, soleva ripetere la nonna materna, quella che lui aveva amato con maggiore slancio. Un’affermazione che però non voleva far sua, perché lui era una di quelle persone che non accettano il destino di deterioramento delle energie che si associa per opinione comune e fondate ragioni d’esperienza a quell’età, ed era una di quelle persone che non possono cedere all’idea di non avere abbastanza tempo per rispondere alle richieste del proprio desiderio per la stupida ragione che si deve morire prima o poi.
“La vita è breve il desiderio infinito”, recitava il titolo del romanzo di Patrick Lapeyre, che ora gli veniva voglia di rileggere con più calma, come se credesse davvero all’illusione degli effetti liberatori di una lettura più attenta. Ma dalla vecchiaia ci si può liberare?
Nel pronunciare questa domanda si rese conto che qualcosa di piacevolmente inaspettato era però avvenuto, nella sua di vecchiaia. Come tutti, del resto, gli facevano notare. E segretamente se ne compiaceva. Aveva più energia della maggior parte dei suoi coetanei. E, soprattutto, aveva più desiderio e voglia di fare, aveva più sogni in cui credere ancora con animo giovanile. Cose che si rivelavano assurde illusioni a una considerazione più razionale, ma che, forse proprio per questo, riusciva a credere con maggiore slancio.
E così, in forza di quel fuoco che ardeva nel petto, la potente sorgente della vitalità del desiderio, si era creato, gradualmente, un mondo immaginario, più reale e sensato di quello, verrebbe voglia di dire, in carne e ossa. E vi si era trasferito con una facilità sorprendente, lui che era stato illuminista e critico di ogni superstizione. E vi trascorreva la maggior parte delle ore di veglia, inviando di tanto in tanto input fisici, plasmati da pensiero intriso di aspettative, nel mondo là fuori, con il compito di orientare gli eventi a favore dei suoi sogni.
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