Questioni di stile
QUESTIONI DI STILE.
A volte dico che no ho uno stile.
Intendo che non voglio rinchiudermi in un unico discorso.
Sento che sono più d’uno, qui dentro. E li voglio tutti allo scoperto. Nessuno in prigione.
All’inizio dipingevo soprattutto donne.
Le mie donne piacevano. Il mio stile da autodidattica era d’impatto. Mi chiamavano “il pittore delle donne”.
Io dicevo che il soggetto del quadro era meno importante del modo di dipingere. Infatti stavo cercando un mio linguaggio. Era su quello che mi focalizzavo.
Ma le donne, sono sempre donne.
Dipingere donne è sempre comunque eccitante.
Nella mia pittura l’erotismo ha sempre giocato un ruolo forte.
Poi mi sono messo a dipingere alberi e boschi, con la spatola da cucina detta “lingua di gatto”.
Qualcuno mi chiedeva: “Ma, le donne?”
Probabilmente c’è una parentela forte tra natura e donne.
Ma non m’interessava filosofare.
Era un periodo in cui camminavo molto. E avvertivo il beneficio incredibile di stare in solitudine in mezzo ai boschi.
Tuttavia, da un punto di vista operativo, m’incantava l’efficacia di quelle spatolate rapide sulla tela, immergendo la “lingua di gatto” nei barattoli di colore a istinto.
Ero diventato il pittore delle piante?
Piuttosto il pittore della “lingua di gatto”.
Poi ho scoperto il disegno digitale.
Un’ebbrezza. Tutti gli attriti del mondo fisico venivano saltati a piè pari. La mia produzione – già copiosa – si rivelava di una fertilità inaudita. L’immaginazione danzava ebbra tutto il giorno.
Molti dicevano: “Ma questa non è più arte”.
Questioni accademiche e noiose.
La rapidità e l’abbondanza, mi sembravano più significative. La fecondità incredibile, mi appariva come una dimensione mia, essenziale.
L’aspetto spirituale dell’arte è che si vuole trovare se stessi, essere se stessi, sperimentare quello che si può essere, anche quando questo significa smettere di essere se stessi.
È così che la creatività si esprime. E in me aveva i tratti di un’urgenza che cresceva nel tempo.
La rapidità, però fa parte sia del periodo delle donne (un paio d’ore per far nascere un quadro), sia del periodo degli alberi (un’ora di spatolate energiche, di slancio). Ora, nel disegno digitale, un quarto d’ora è sufficiente a mettere al mondo un tripudio di colore.
Ma io non sono il Pittore di Paper 53, benché adori usare questa applicazione semplice, molto congeniale alle mie esigenze di rapidità.
Semplicemente inseguo il mistero del richiamo dell’arte, inseguendo il piacere, anzi l’estasi, la vitalità, l’energia che si auto alimenta.
Seguo finché basta. Ora si è aperto uno spazio nuovo. E non parlo solo del mio pubblico. Parlo di me, del frullio vorticoso che mi tiene acceso e mi fa sognare.
L’arte in me è nata come gioco, ora si rivela come iniziazione ad un mondo altro, a un altrove dove danzare è estasi. Una sorta di iniziazione alchemica a dimensioni incredibilmente sorprendenti da esplorare.
Per ritornarne arricchito.
E nuovo.
Categorie: Eugenio Guarini