Categoria : Eugenio Guarini
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Questa tela si ispira a un foto di Mario Greco, che ha uno studio fotografico a Carlopoli, ai piedi della Sila. Attaccato alla sua terra, Mario documenta spesso la sopravvivenza di mestieri antichi, legati a un mondo agreste che la vita cittadina ignora da tempo. Queste immagini esercitato un richiamo forte su di me, che ho una certa età e ho passato l’infanzia nella campagna toscana.
Ricordo, ad esempio, l’esistenza delle carrozze a cavallo che per diversi anni prendevano i passeggeri alla stazione per portarli a destinazione. I conducenti avevano il nome affascinante di “fiaccherai”, che è un francesismo, visto che “fiacre” indica in quella lingua un tipo di calesse o carrozza destinata al trasporto delle persone. Tutto ciò mi fa pensare a quanto è cambiato il mondo da quando ero un ragazzino nella campagna toscana. Probabilmente non c’è stata generazione nella storia che abbia visto nel corso della propria vita tanto cambiamento come la mia. È una sensazione strana quella legata al ricordo. Non è esattamente nostalgia, perché il mio cuore è ancora orientato al possibile, al progetto, al desiderio. Ma mai come ora i miei sogni sanno di avere sotto di loro una storia lunga e spessa e questo conferisce loro un’emozione particolare e un certo smarrimento. Come se si rendese più evidente il fatto di non sapere bene dove la vita ci porti e dove stiamo andando. Come se il senso pieno delle cose appartenesse a un’altra dimensione inaccessibile al nostro sguardo.
E si genera da questo una commozione profonda.
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