Isabelle
Isabelle aveva superato i settant’anni e, tranne qualche piccolo acciacco che sopportava serenamente, godeva di ottima salute. Viveva in una mansarda di Agliano, il paese dell’Astigiano che aveva dato i natali a Bianca Lancia, l’ultima moglie di Federico II e madre di Manfredi. La posizione della sua finestra era veramente felice, consentendole di assistere ogni mattina al sorgere del sole, uno spettacolo che non avrebbe perso per tutto l’oro del mondo. Isabelle, era innamorata di una certa immagine della sua città natale, Parigi, e se la portava dietro da decenni. Quell’atmosfera romantica della Vecchia Parigi che il grande Eugéne Atget aveva immortalato nelle sue fotografie e Jean-Luc Godard aveva elevato a sogno nei suoi film. Per Isabelle la vera anima della Vecchia Parigi era la poesia. Quella freschezza sognante di avventurarsi nella vita con l’incoscienza sorridente di un giovane alla ricerca di fortuna o di una fanciulla innamorata, con il cuore già spezzato dall’intensità del sentimento e preparato in anticipo alle lacrime per il Je suis venu te dire que je m’en vais, così romanticamente cantato da Serge Gainsbourg. Perché se c’è poesia anche la tristezza fa parte dell’incredibile ricetta della gioia di essere al mondo.
Non importava se questa immagine della sua città natale non corrispondeva alla realtà. Era la sua Parigi e con incredibile facilità Isabelle non si era limitata a portarsela dietro nel ricordo, ma era riuscita a proiettarla anche sul piccolo paese, carico sì di storia, ma ora sospinto ai margini della vita moderna, nel quale viveva.
Appena alzata andò a cercare su Youtube A bicyclette cantata da Yves Montand e la fece risuonare al giusto volume per tutto lo spazio del suo piccolo alloggio, riassettò sobriamente il letto e si vestì tranquillamente. Scese poi con la sporta per un po’ di spesa. Arrivata alla Via Principe Amedeo, sorrideva pensando a Valerie, che sarebbe arrivata per pranzo. Entrò nella boulangerie per prendere del pane casareccio; nell’épicerie, che faceva angolo proprio all’inizio della strada, acquistò degli affettati; indugiò per qualche istante incerta davanti la boucherie ma poi si decise a passare oltre e scelse di entrare da fruits et légumes. Soddisfatta degli acquisti, fantasticò durante il tragitto di ritorno a ciò che avrebbe preparato da mangiare per la nipote, che stava studiando da guida turistica e aveva appena partecipato a un convegno di non so cosa nella città di Alba. Ho un sacco di cose da raccontarti! le aveva detto col suo giovanile entusiasmo.
Categorie: Eugenio Guarini