Categoria : Eugenio Guarini
Categoria : Eugenio Guarini
Il quadro: “Artista“, acrilico su tela cm 70×100
– A metà agosto saranno 17 anni che fai il pittore, hai messo a fuoco cosa significa percorrere la via dell’arte?
– Non sono in grado di fare generalizzazioni. Parlo per me e per qualche altro pittore che conosco. Non so parlare di quel magico marchingegno che traduce una pulsione, una spinta interiore, in gesti della mano e tracce del pennello, o della spatola, sulla tela. Non ho fatto la scuola d’arte e non sono nemmeno interessato al linguaggio della pittura. Si può dire che mi affido a un certo talento e tiro dritto, in una maniera un po’ selvaggia, anarchica.
– Forse è questo aspetto selvaggio, anarchico, che fa parte del tuo modo di vivere l’arte.
– È vero. Sono sempre stato un po’ insofferente delle regole, delle norme. La società in cui vivo mi sembra versare in uno “stato di occupazione” soffocante da parte di una fitta rete di norme, di un eccesso di norme. Probabilmente è un limite mio personale. Incapacità di adattamento… Ma non sono asociale. Io amo l’umanità, la sua storia, la cultura che ha saputo esprimere e di cui mi nutro. Ma ho bisogno di spazio, di respiro libero, per dare il mio contributo, quale che sia. Mi trovo meglio nei boschi che nella grande città…
– Ma, in sintesi, dov’è il focus della tua ricerca artistica?
– Ecco, è il punto che mi sta a cuore. Il focus dell’artista per me viene a coincidere con il punto di partenza di qualsiasi altra attività: è il momento in cui riesci a sfuggire alla presa entropica della piattezza, del grigiore, o della depressione, quali che siano le pressioni e i condizionamenti che devi subire, i limiti che ti costringono l’iniziativa, e riesci a ricaricare la tua energia vitale. Quell’energia che ti consente di vivere la passione, l’entusiasmo, la gioia di essere al mondo e di fare quello che stai facendo, e di esplorare le possibilità nella corrente degli eventi. Le possibilità di portare avanti il tuo sogno, di dare un senso alla tua operosità. Di ritrovarti tra le mani una fiducia incondizionata e la voglia di sfruttare al massimo quello che c’è, perché tu credi al tuo sogno.
– E’ questo il “Da qui a lì” di cui hai parlato nel tuo libro?
– Esatto. E si tratta di un “Da qui a lì” per chiunque sogni per sé una vita vitale, che faccia il compositore o l’architetto, il floricultore o il meccanico. È il primo passo di chi vuole avere una vita, una sua storia, un’impresa, un’avventura. Fare il pittore non è per me una faccenda di tecnica. Quando ti applichi a qualcosa che ami, viene da sé una disciplina, l’esercizio assiduo, lo sviluppa delle tecniche. È prima di tutto una faccenda di passione, di entusiasmo, di fiducia.
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