la crudele bellezza della Natura
la foto: Stamani all’alba
Si dice “ritorno alla Natura” e sembra romantico.
Ho visto ieri un documentario sulle foreste pluviali: ho provato due sentimenti contrastanti che a riproporli a freddo sembrano proprio incompatibili.
Da un lato la meraviglia, la bellezza, lo stupore. Quel senso del sublime che il bello raggiunge quando supera infinitamente la nostra capacità di reggere la visione. Dall’altro lo sconforto, l’inquietudine, il timore, alla vista della dura, imponente, dominante legge della lotta per la sopravvivenza. Il mondo vegetale e quello animale in un continuo eterno lavorio per mangiare, digerire, crescere, copulare, riprodursi, lottare, uccidere, farsi spazio sulla ruota dell’esistenza.
Quando tutto questo fa nascere la domanda sul Dio che sarebbe responsabile dello stato delle cose, l’inquietudine e il raccapriccio producono fremiti lungo la schiena. Come fanno a convivere tanta bellezza e tanta crudeltà? Come tenere insieme l’immagine della vita come terribilmente affascinante e inesorabilmente crudele?
Di fronte alla crudele bellezza della Natura non è forse da lodare e incoraggiare la solidarietà tra gli umani che hanno eretto protezione e rassicurazione, insieme a confort e strumentazione efficace? La scienza e la tecnica, la produzione e distribuzione e tutto il resto…?
E quel fascinoso richiamo al bello che sento dentro l’animo a cominciare dall’alba non appare una sfida al raziocinio? Eppure è da quella parte che ho bisogno di andare. A ragionarci sopra – sono un filosofo – non riesco a far quadrare il senso in alcun modo soddisfacente. Ma se ascolto il richiamo che scalda il cuore, che accende la speranza, che allarga i polmoni e lo sguardo, allora è la Bellezza che mi incatena e di cui mi faccio servitore.
Che il mio contributo all’umanità sia creazione di bellezza! Una bellezza gentile, tranquilla, quieta, dotata dell’energia del sorriso e della fiducia e della speranza. Ma anche capace di stimolare al gesto ribelle, all’avventura vivace della meraviglia. Cio che desidero davvero non è la spiegazione del paradosso ma apprendere l’arte della Gioia.
Categorie: Eugenio Guarini