Il dono dello specchio
Il dono dello specchio
Stamani presto, al balcone est, mi vedo riflesso nel vetro della finestra. Mi viene da pensare a questa meraviglia dello specchio.
Dunque c’è questa possibilità di vedermi. Lo specchio consente all’Io di diventare un me, per sé. Io, anche se sono al di qua degli occhi, posso vedermi come se fossi al di là. Ma sono io quello?
Riflessione è stata chiamata questa capacità che abbiamo di vederci, di sentirci, di essere osservatori di noi stessi. Anche senza il vetro della finestra davanti.
Possiamo guardarci, ascoltarci, sentici ed esprimere giudizi, apprezzamenti su di noi. Possiamo lavorare su di noi, evolvere, apprendere, coltivarci proprio perché lo specchio ci consente di vederci.
C’è dentro di noi un marchingegno naturale meraviglioso che consente tutto quello che è necessario per coltivarci mentre traffichiamo nel mondo, mentre percorriamo il sentiero dell’esistenza. Consente di capire se qualcosa ci fa bene o ci fa male, se qualcosa ci piace o non ci piace, se qualcosa ci rende felici o ci rende tristi, ci entusiasma o ci deprime.
Ma c’è anche qualcosa di più: lo specchio ci rende liberi da noi stessi. Dai nostri stati d’animo, per esempio. Possiamo guardarli come se fossero d’un altro. Lo specchio ci rivela che non siamo più del tutto identificati con ciò che abbiamo fatto o che è successo. Lo specchio ci consente di emergere con la punta di noi stessi da ciò che abbiamo appena combinato.
E’ questo che mi incanta, soprattutto. Lo specchio non si limita a presentare ai nostri occhi l’immagine di noi stessi, ma rende quell’immagine il nostro passato, consentendo all’io di uscire nel presente. E questa libertà il dono che più apprezzo: l’io che guarda può uscire come una farfalla nuova dal me bozzolo che è guardato. Il presente, aperto e fluente, è nell’io che guarda: non nel me guardato!
Categorie: Eugenio Guarini