Categoria : Eugenio Guarini
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Tenere accesa la luna
Adesso penso a tutte le volte – e sono davvero tante – che mi sono eccitato alla questione di dove andasse il mondo.
Negli anni ottanta, per esempio, leggevo Alvin Toffler e il mio cervello batteva in testa. La Terza Ondata mi ha dato le vertigini. Non era una scoperta. Era una conferma che dove volevo andare io sembrava la direzione della Storia.
Un anno fa divoravo Richard Florida. Quando parlava dell’ascesa della nuova classe creativa sembrava parlasse di me. Dà una certa eccitazione immaginare che sei allineato nella direzione del tempo.
Oggi il ricordo della mia eccitazione intellettuale per questa faccenda mi fa un po’ sorridere.
Perché oggi la mente è cambiata.
È forse, semplicemente, un portato dell’età. La mia amica Anna Fubini insiste sui cambiamenti portati dal tempo – che lei chiama la quarta dimensione dell’uomo.
Oggi mi sembra che la questione più importante è come vivere la propria vita con quella pienezza che il cuore desidera, e sbarazzarsi di tutte le mistiche che ci hanno guidato in passato e che contengono ancora un elemento di mistificazione, di straniamento, di alienazione.
Di aprire gli occhi un po’ di più. Di seguire la pista che più si avvicina a ciò che siamo e che si rivela nell’ascolto di noi stessi più che dei grandi maestri, filosofi, futurologi.
Lo so che è confortante immaginare che si è sulla frontiera avanzante della storia. Ma infarcire troppo il proprio pensiero di riferimenti a dove va la storia lascia il sospetto che non si sia ancora in grado di fare quello che amiamo fare semplicemente perché amiamo farlo. Perché, facendolo, sperimentiamo la gioia della nostra avventura.
In momenti come questi sento il piacere della grande libertà che possediamo: di non appartenere neanche alla storia. Siamo nutriti e condizionati dalla cultura in cui viviamo, ma ne siamo anche fondamentalmente liberi.
È possibile che il ritorno alla natura, che condividiamo in mille forme con tanti, significhi anche questo. Che le civiltà sono il frutto della creatività umana e forniscono nuovi e più potenti strumenti. Ma non sono la vera madre di ognuno di noi. La vera madre è la Natura. E le potenti forze della natura attraversano da parte a parte la nostra vita civile e vanno oltre. Restituendoci all’avventura della libera creazione.
Era la Natura che sentivo nel bosco questa mattina. La natura della luce e dell’aria, dell’ombra dei pioppi e del fuoco. La natura del corpo che raccoglieva gli sterpi e li consegnava alle fiamme. E anche la natura del corpo che faceva sentire i suoi dolori e i suoi piaceri, e anche la natura delle emozioni e dell’incanto. E la natura di quel senso di pienezza e di vuoto che si contendono insieme l’anima, come fratelli gemelli. E che ti invitano ad essere felice di quello che c’è e, al contempo, inquieti per il bisogno di scoprire nuovi orizzonti dell’essere.
E sono felice di trascorrere le prime ore del mattino nel bosco, il mezzogiorno a dipingere e la sera a scrivere al computer. Sono felice di avere bisogno di vendere quadri per pagare le bollette e di essere libero di inventare seguendo gli slanci del cuore.
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