La matassa
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La matassa.
Mi chiamo Ester. Ho trent’anni. Voglio volare in alto, molto in alto. Ho energia in corpo e sono libera d’inventare la mia vita. Ora vedo chiaro.
Sono uscita da una grande matassa appiccicosa che mi ha avvolta per molti anni in un chimismo inconcludente e infingardo. Una matassa che ha frenato i miei movimenti verso la vita come le mille ragnatele che imprigionavano Gulliver. Ve ne voglio parlare, benché non sia facile.
Sapete quello che voglio dire. Quando corri e corri giorno dopo giorno e ti accorgi che sei sempre nello stesso posto. Quando ti rendi conto che non sapendo dove andare ti troverai sempre da qualche altra parte, ma non lì. E non ti spieghi come mai non impari niente che sia qualcosa e ti rigiri sempre negli stessi pensieri.
Bene, alla fine ho realizzato com’è cominciato tutto. E come si è andato costruendo il grande polverone dove ho smarrito la bussola. Questa grande matassa appiccicosa, come la tela di un ragno, ha il suo punto d’origine, e io lo vedo chiaro, ora.
Provo a dirvelo, benché sappia che non è facile spiegarlo.
Questo punto origine risale a molti anni addietro. Non riesco a capire come si sia potuto costituire, a sua volta. Ma a un certo punto ha preso una fisionomia chiaramente riconoscibile: era il desiderio ossessivo di essere un oggetto di desiderio.
È probabilmente così che ho cominciato a costruire la mia identità.
Oggi so che sono bella e so che sono desiderata. Ma è una faccenda diversa. Sto parlando di altro. E vorrei essere chiara, evitare fraintendimenti. Sto parlando di me, della mia storia. Nessun trattato generale. Nessun manifesto.
Essere desiderabile è una bella espressione. Bella quanto ambigua.
Da giovanissima ero piuttosto grassa. Mi vergognavo un casino. Chi avrebbe desiderato una ragazzina con il mio corpo? Quale ragazzo avrebbe fatto certi pensieri su di me? E su questa preoccupazione, che mi è entrata in corpo senza premeditazione, piuttosto per passività, ho costruito una storia intera. Un romanzo di lotta contro me stessa, di aggressioni al mio corpo, di forzature della mia anima. Una storia che ha assorbito quasi tutte le mie energie per un tempo lunghissimo. E, per molto tempo, con magri risultati.
Ma la presa di coscienza è avvenuta dopo che i risultati, finalmente, incominciarono a farsi vedere. Sono dimagrita, ho eliminato i brufoli, ho curato la dermatite incalzante, ho ottenuto acconciature adeguate, e ho fatto le mie conquiste sessuali…
Sì, proprio quando potevo scrivere una lunga lista di obiettivi raggiunti, proprio allora mi sono resa conto che tutto questo non mi faceva sentire veramente bene, che guardandomi allo specchio, non riuscivo a vedermi bella con sincerità, che quando mi facevano dei complimenti, sorridevo, ringraziavo, ma, nel profondo del mio cuore, non ci credevo affatto.
Cos’era che andava storto?
Gli uomini non capiscono il dramma di noi donne. Stressate da una miriade di richieste, di aspettative. Ma neanche noi donne abbiamo le idee chiare. Ci siamo lasciate prendere troppo dal dover rispondere a certe aspettative. E, così facendo, ci siamo avvolte – siamo in molte – in una matassa di pensieri, preoccupazioni, cure, che ci hanno portato fuori da noi stesse, lontano dalle domande vere.
Quali sono le cose veramente importanti per me?
Che cosa ho da fare di utile a questo mondo?
Dove risiede davvero il mio valore?
Quando ho cominciato a sospettare che qualcosa, in questo ambito, era andato storto, ho intrapreso una lotta a ritroso. Nient’affatto tenera. Ma qui il travaglio dava i suoi risultati. Ho incominciato a ripensare tutta la mia vita in relazione a queste domande e, alla fine, ho capito. Ho visto la matassa. Ho visto la sua ambiguità. E ne sono uscita.
Tutti quei mulinelli aggrovigliati che mi ero costruita attorno al desiderio di essere desiderabile!
Ho perforato la barriera da parte a parte. Ho raschiato la patina opaca che ottundeva il mio sguardo. E ora, finalmente, respiro l’aria fresca dei miei movimenti. Ora ho un sentiero all’aperto davanti a me, che mi porta alla mia meta.
Vedo chiaro, so cosa fare.
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Il quadro: Vedo chiaro, so cosa fare (acrilico su tela cm 100 x 100)
Eugenio Guarini
http://www.eugenioguarini.it
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