Categoria : Eugenio Guarini
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Guarini Nesletter
Cercare lavoro.
E tutti cercano lavoro.
Se sei sui trent’anni, la maggior parte delle energie e del tempo è focalizzata su questa cosa. E sembra proprio giusto. E che si dovrebbe fare? Uno ha bisogno di guadagnarsi il pane e il resto…
Ma la vita , dov’è finita?
Indubbio. Guadagnarsi da vivere. Non solo: esprimere se stessi, scoprirsi, scoprire che negli angoli dell’esistenza ci sono tesori che desideriamo da sempre – come si dice…
Ma il dominio, la tirannia talvolta, della ricerca del lavoro, sembra obbligare a decurtare le esigenze, a chiudere la percezione della vita, a focalizzarla in tutto quell’insieme di attività e punti di attenzione che la riguardano.
Perché non mi pagano per quello che sono?
E chi dovrebbe pagarti?
Respiravo il sole questa mattina. Poi ho pulito la mia casa. Poi ho suonato alla tastiera nuova. Molto probabilmente andrò a dormire un po’, tra poco. Ho cucinato. Ho mangiato.
E’ la solita giornata?
E’ la solita giornata?
A volte si obbliga Dio ad essere un bastardo. Quando? Quando ci fissiamo sulla nostra idea del bene e, guardandoci intorno, magari anche addosso, vediamo cose che non ci piacciono affatto. E allora?
Allora, paradossalmente, mentre diciamo che Dio è Bene, stiamo dicendo che è un bastardo. Infatti è lui il responsabile di tutto ciò che è.
C’è una via d’uscita da questo inghippo. Perché finché si sostiene, anche senza dirlo esplicitamente, che Dio è un bastardo, non c’è scampo per noi. E la via d’uscita consiste nel rinunciare alla rigidità con cui definiamo il bene. Sostenere che dev’essere bene anche quello che non ci appare tale. Semplicemente perché c’è, avviene.
E che succede, se si fa così?
Succede che ritorniamo fluidi nel pensiero e riscopriamo il mistero dell’essere al mondo, un poco svegli e un poco addormentati. E allora, riprendiamo a scorrere.
E, scorrendo, si riscopre che la vita è più larga della ricerca del lavoro. E anche la ricerca del lavoro assume altri connotati.
L’hai notato come ci si incarta su certe idee fisse?
Si ha paura di ritrovarsi ignoranti?
Si ha paura di scoprire che siamo incerti?
Che siamo una domanda, e non le frettolose risposte che ci diamo?
Tempo fa soffrivo molto per tutto ciò che mi mancava. L’amore stabile di una donna, la ricchezza di mezzi, il successo…
Ero dunque in lotta con ciò che c’era, con ciò che mi avveniva.
Pensavo quasi sempre a ciò che mi mancava e coltivavo rancore.
Poi è cambiato. Sono cambiato. Ho scoperto che la felicità è nell’aria, basta respirarla. Che ciò che c’è è già abbondanza e che i desideri sono una ricchezza da affidare al Vento.
E non c’è niente d’impossibile, a meno che non lo decidiamo noi a priori.
Anche questa mania, del tutto Orientale, di dire che a pensare con la mente si va fuori dai gangheri. Anche dire la bellezza dell’illuminazione non è impossibile. E usare la testa non è necessariamente fuorviante. Con le parole, poi, gli scrittori e i poeti ci dimostrano che si può crescere all’infinito nel dare voce a ciò che sta zitto.
Il punto, forse, è solo nella paura che ci fa decidere a priori che alcune cose sono impossibili – anche se le desideriamo follemente.
E allora?
Bisogna sciogliere ogni paura. E, dicono, che questo sia amore.
Amore è il requisito di una relazione di coppia?
Molto prima. Molto prima.
Amore comincia con smetterla di lottare contro quel che c’è e che avviene. Essere un sì per tutto ciò che c’è. E dargli cura, imparare a danzare, e cantare.
E anche la ricerca del lavoro diventa amore.
Immaginai che io e te, noi, abbiamo dentro qualcosa di speciale. Che abbiamo talenti. Che i nostri talenti sono in ciò che c’è e in ciò che siamo. Che è sbagliato cercare talenti altrove. Che a guardarsi dentro, che ad accettare con un sì bello e grosso e generoso e grato quello che siamo, vediamo perfettamente la nostra dotazione.
Noi, dunque, abbiamo qualcosa addosso, dentro. E che si tratta proprio di questo: farlo fruttare, seguirne le indicazioni, prendere il coraggio e la forza necessari. E che da questo nostro orto personale nasceranno prodotti di grande valore, di cui la vita e la società stanno cercando di nutrirsi.
Si fanno tanti discorsi su cosa vuole il mercato. Sembra che il mercato siano dei numeri, dei trend indicati dalle statistiche – e uno si disorienta e cerca di adeguarsi. No. Il mercato sono persone, come gli affari sono persone. E le persone sono come te: desiderano e si nutrono di ciò che altri hanno da donare.
La ricerca del lavoro deve prendere avvio da questo: che cosa ho da donare e quindi che cosa voglio fare?
Cercare che cosa ho da donare è vita. Cercare un posto garantito è legittimo. Cercare un posto senza essersi decisi per il proprio talento è pura follia. Che chiude in un vicolo cieco.
Esci dal grigiore. Sii unico. Sii speciale. Considera le persone. Cerca dentro di te e troverai le vere esigenze degli altri.
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Il quadro: Rachel (ritratto) (acrilico su tela cm 100 x 100)
Eugenio Guarini
http://www.eugenioguarini.it
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