Il prezzo del successo

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Il prezzo del successo.

Dio, quanti pensieri!
In quel periodo sembrava che tutti i pensieri del mondo avessero cambiato traiettoria e si dirigessero a collo di bottiglia dentro il tunnel della nostra mente. Era una sensazione di pienezza. Come quando mangi molto e ti sembra che il cibo sia troppo abbondante. Era come una donna incinta, che si sente piena e non vede l’ora di partorire.

Era bellissimo, certo. Ma ci poneva nuovi interrogativi. Avevamo lavorato tanto per avere successo, ma non c’eravamo ancora posti abbastanza le domande su come gestire il successo. Il successo – ce ne rendevamo conto – ha il suo prezzo da pagare. Si comprendeva meglio che esisteva non solo una paura dell’insuccesso, ma anche una paura del successo.

Ma eravamo sinceri con noi stessi. Non volevamo cadere in qualche cliché e perdere la nostra anima. Il successo era una grande responsabilità. Prima nei confronti di se stessi, della propria umanità e poi nei confronti degli altri.

Intuivamo che le cose mutano lo scenario. Prima ti davi tanto da fare per renderti visibile, per bussare alle porte degli altri. Poi arrivavano tutti a chiedere di te, a proporti delle cose, ad invitarti. E tu non eri ancora pronto a mutare atteggiamento.
Era bello dover apprendere una nuova lezione.
Ci si sentiva piccoli. Le cose che capitavano avevano una forza propria. Non potevamo presumere né d’averle provocate, né di saperle gestire. Bisognava imparare.

I nostri sogni si stavano realizzando.
Ma appena questo occorreva, capivi che c’era dell’altro.
E ti rendevi conto che ti eri perfino dimenticato di te stesso. Eri portato..
Ti vedevi come un granello di sabbia nell’intero universo.
Non potevi che pregare di servire. E pregavi per tante altre cose.

Ti accorgevi che gli schemi mentali che avevano controllato il tuo operare erano limitati. Volevi salire ad un piano superiore, per guardare alle cose con una prospettiva migliore. Ti accorgevi solo ora di cosa fossero gli schemi mentali.

Era una bella avventura.
Noi ontonauti. Con modestia. Con audacia.

Avremmo voluto donare. Come dire? Seminare noi stessi nella terra, in altri umani. Perché?
Dovevamo porci queste domande. Dovevamo interrogare il mistero per avere altre risposte. Noi volevamo far parte della corrente d’amore che governa le cose.
Oh, se avessimo avuto in dono un po’ più di coscienza!
Oh, se fossimo usciti da qualcosa che assomigliava al sonno.
Volevamo passare da qui a lì.

Eugenio Guarini
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