Libertà

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Libertà!

Sì, disse Lotte – era tedesca.
Sì, ho rinunciato a tutto per essere libera!

Ci eravamo accorti che i film e gli sceneggiati televisivi, ultimamente, proponevano personaggi femminili insoliti: erano suore. E ci domandavamo perché?

E fu Lotte ad illustrarci la sua ipotesi.

La vita di coppia? Ditemelo voi: cos’è diventata? Avete qualche amico o qualche amica che non faccia che piangere tutti quei problemi, quelle tensioni, quei legami, quelle prigioni?

Una mattina ero sotto il Monte Atos, in Grecia. E mi venne in mente un giro di pensieri che, alla fine, mi ha portato ad una risoluzione decisiva. Pensavo: ecco una suora – di quelle moderne, per carità… Nessuno che le chieda con fare accusatorio: “ce l’hai il fidanzato, il ragazzo?”. Nessuno che la interroghi sulla difficile vita di convivenza, sul come si dividono i compiti, sul come organizza le sue serate con le amiche, su come sfugga al controllo dell’amato, su come faccia a gestire i doveri coniugali con le aspirazioni del lavoro o della sua vita…

Lotte aveva intuito in quel momento che la vita della suora era la vita della libertà. Poteva parlare con Dio liberamente e in maniera molto familiare. Poteva seguire il cuore e impegnarsi in quello che aveva un valore per lei. Non doveva niente a nessuno.

A cosa rinunciava?
Ad avere qualcuno con cui dormire? Di fatto dormiva bene da sola.
Ad avere rapporti sessuali? I rapporti sessuali venivano vissuti dagli uomini che conosceva come delle cambiali o delle ipoteche che lei firmava. Davano agli uomini che conosceva il diritto di accampare diritti…

Quegli undici minuti (così li chiama Coelho) avevano un prezzo elevatissimo!

Lotte aveva deciso che avrebbe sposato se stessa. Nel linguaggio del mondo si diceva: che avrebbe sposato Dio. Questo le restituiva la totale libertà d’azione. La totale libertà di essere.

Lotte era entrata tra gli ontonauti come suora.

Era davvero speciale.

Se si metteva in testa di salvare il convento dalla speculazione edilizia era capace di impegnarsi nella campagna elettorale e diventare sindaco della città. E lo fece.
Se si metteva in testa di raccogliere fondi per un ospedale in Nigeria, non c’era nessuno che gli rimproverasse di dedicarsi troppo alla causa e di trascurare gli obblighi familiari, o coniugali…
Se voleva promuovere un giovane artista, pieno di talento e privo di denaro, nessun limite alla sua iniziativa…

Se ne rendeva conto: quanta libertà ed energia disponibili, senza dover trafficare tutti i giorni con i problemi della convivenza di coppia.

Sapeva che la coppia ha il suo forte richiamo nell’immaginario e nel sogno degli umani. Ed era giusto che fosse così. Ma le cose si erano messe proprio male negli ultimi decenni. Bisognava inventare qualcosa di diverso, per sottrarsi al peso della storia, del passato. E la sua decisione forava come un trapano quel muro di gomma appiccicosa che tratteneva le persone nei labirinti della stasi e della ripetizione.

Lotte divenne una maestra nell’arte della libertà di spirito. E il suo viaggio aveva un’accelerazione sorprendente. La sua stessa esistenza, il suo spirito d’iniziativa, la luce dei suoi occhi, ponevano a noi tutti domande inquietanti e stimolanti. Noi sentivamo che Lotte ci diceva qualcosa di veramente importante.

Eugenio Guarini
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