Mutanti
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E così arrivò questa fantasia, di pensare le cose come se fossimo un po’ più avanti, diciamo una cinquantina d’anni. Non troppi. In maniera da essere ancora qui, con i nostri problemi, e quello che succede. Ma, nello stesso tempo, un po’ più avanti, a creare scenari possibili. E poi si tratta di anni simbolici. Uno dice: il mondo tra cinquant’anni. Una cosa del genere.
Perché? Perché!
Perché a un certo punto qualcuno immaginò che c’erano altre domande, oltre quella di cercare le cause e i colpevoli. E ci si mise dentro. Quello che successe non è noto. Di più si riuscì a vedere e sapere quando le cose cominciarono a prendere forme diverse. Comunque delle forme…
Una delle idee che circolava nell’underground (si chiamava ancora in questo modo) era che l’obiettivo principale consisteva nel mantenere sveglia l’anima e la mente. Che, insomma, l’epidemia endemica della sonnolenza aveva invaso il pianeta, soprattutto nella fascia avanzata. E bisognava reagire.
Molta disoccupazione, crisi delle industrie tradizionali, scacco matto alla nuova economia, non si capiva cosa o come. E la gente incominciò a trovare parecchi problemi per la sussistenza. Ma nel giro di pochi decenni si adattò nuovamente alla povertà.
In fondo gli standard del consumismo si rivelarono eccessivi. Si poteva vivere con molto meno. Ma il meno non era meno solo per l’offerta di beni e servizi. Era meno per la capacità di acquisto. E poiché l’occupazione era il canale che finora aveva consentito un reddito, la disoccupazione diventava sempre più inquietante.
Molti si erano avviati per la via del consumo ridimensionato abbastanza prima che tutto collassasse e si trovarono avvantaggiati. Ed avevano elaborato altri itinerari per cercare la felicità. O per sfuggire alla mancanza di senso. Spiriti inquieti, che avevano avuto preveggenza. E fu probabilmente tra loro che s’innescò un movimento spontaneo di ricerca del valore fuori dalle abitudini materialistiche e consumistiche.
Le loro attività sociali vivevano di doni più che di reddito. Ma furono sufficienti a mantenere in azione cervelli e ricerca. Si sviluppò una cultura orale incentrata sulla domanda: come si può mantenere accesa la mente e viva l’energia personale?
E si scoprirono molte cose. Che mangiando molto meno si restava più vivaci. Che prendendo tempo per meditare si aveva uno sguardo più lucido. Che la natura era ancora una risorsa di salute ed energia. E che i sentimenti e l’amore erano un territorio promettente…
La lotta contro la sonnolenza assunse forme svariate e creative. Chi decise di utilizzare il dolore come reattivo efficace al dormiveglia. Chi si provò a ridefinire la vita quotidiana a partire dal principio: questo mi rende vivo mi ci butto, quello mi annoia lo caccio fuori. I bambini diventarono un oggetto di culto e l’arte prese il primato sopra la produzione per il mercato.
Il mistico Staylab diffondeva per tutto il pianeta una congettura operativa che orientava i comportamenti sulla base dell’idea che Dio è morto, dando la sua vita a tutti noi. E che è la stessa vita divina che ci spinge verso una Grande Meta, dai contorni ancora in negativo, attraverso l’Inquietudine Motrice.
Molti seguaci del movimento per la vita sveglia cominciarono a sviluppare in proprio una ricerca della conoscenza del futuro o dell’ignoto su questa base. E la psicosfera cominciò a mutare con una certa accelerazione.
Si sottolineava la necessità ecologica di non aderire in maniera rigida a dottrine e dogmi e di lasciare libera e fluente la ricerca ed il pensiero. Il linguaggio veniva usato con semplicità, senza rimanervi intrappolati. E lo sviluppo della percezione trovava terreni fertili sia nel campo delle relazioni personali, sia nel campo della trasformazione sociale.
Non era certo il paradiso in terra, la miscela tra vecchio e nuovo creava in continuazione intoppi e inghippi, ma per lo meno tutto cominciava a fluire e ritrovava nel movimento e nel cambiamento la condizione ottimale della ricerca.
Il pittore filosofo Evgeny collocava la sua attività artistica all’interno di questo movimento rizzomatico del risveglio. Nutrire la consapevolezza e tenere desta la mente era senza ombra di dubbio la linea direttrice della sua operosità.
Le donne facevano l’amore non solo per sentirsi soddisfatte, ma per interrogare l’inquietudine che affiorava dopo l’orgasmo. E, con gli occhi chiusi, cercavano parole che dicessero non solo il senso di pienezza, ma anche il vuoto che annunciava l’altrove.
Restare desti, con la mente collegata, e muoversi nel territorio del possibile. Imparare a staccarsi dalle vecchie abitudini, e cercare nel fondo del pozzo la continuità della vita. Ecco gli obiettivi verso cui i seguaci del movimento si stimolavano vicendevolmente.
I vecchi schemi di comportamento e di aspettative venivano lasciati cadere e si lasciava che fosse il movimento attento della vita stessa a creare nuove forme, nuovi itinerari di convivenza e collaborazione. La fede nell’anima del mondo, la fede nella bontà della forza vitale era diventata la virtù principale. Si cercava di disimparare perché un nuovo sapere si formasse a partire dall’esperienza liberata.
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Sono un pittore filosofo. Mando questa newsleter ai miei amici e conoscenti. Se non la gradisci inviami una mail con scritto CANCELLA. Se ti piace e pensi che dei tuoi amici la gradirebbero, iscrivili al sito. Se stai ricercando e vuoi metterti in contatto con me, scrivi, telefona (338.3207062) e parla di te. I miei quadri li puoi vedere nella Galleria del sito: www.eugenioguarini.it. Vi sono segnalate anche le iniziative espositive
Il quadro: Mutante.
Eugenio Guarini
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